IJF19: Conversazione con WhatsApp
a cura di Selena Mariano
Perugia, giovedì 4 aprile 2019. All’Hotel Brufani, in occasione del Festival Internazionale del Giornalismo, si è appena concluso l’incontro “Conversazione con WhatsApp”, ospiti Fergus Bell e Carl Woog.
Il tema centrale di questa conversazione è stato il ruolo di WhatsApp nella diffusione delle fake news e come l’azienda ha intenzione di agire di fronte alla diffusione della disinformazione attraverso la sua piattaforma.
Ad iniziare Fergus Bell, fondatore di Dig Deeper Media. Bell ha raccontato del suo più recente lavoro: il 2 aprile 2019 è stato lanciato, attraverso la commistione di WhatsApp Business AP e PROTO, il progetto “Checkpoint Tipline”. Questo progetto nasce dalla volontà di contenere la diffusione di fake news in India durante la campagna elettorale del Paese. Checkpoint Tipline non è altro che un account WhatsApp Business AP, quindi un numero di telefono, a cui inviare notizie, immagini e ogni tipo di media per verificarne la veridicità.
I messaggi arrivano ad un server di PROTO e la risposta sarà data all’utente, accuratamente dettagliata. Bell ha poi passato la parola a Carl Woog, responsabile comunicazione WhatsApp. Woog ha cercato di spiegare cosa fa WhatsApp per controllare la disinformazione diffusa sulla piattaforma. Fin dall’inizio, è stato chiaramente specificato che l’app è uno strumento privato: da qui la necessità di criptare i messaggi e l’indisponibilità per l’azienda di leggere e vedere i contenuti scambiati nelle chat dagli utenti. Tutto quello che WhatsApp può raccogliere sono solo numeri: numero di utenti (1.5 miliardi), quanti messaggi si mandano ogni giorno (65 miliardi), il tipo di messaggio (testo, immagini, etc.). Data l’attenzione alla privacy, non si può, quindi, controllare chi invia fake news ed è per questo che WhatsApp non ha un vero e proprio programma per la disinformazione. Piuttosto, cerca di incentivare iniziative come Checkpoint Tipline e Verificado (progetto di fact-checking attuato in Messico con la collaborazione di 90 società); oppure crea campagne di informazione, come nel caso dell’India, Brasile, Nigeria e Indonesia.
Al termine degli interventi degli ospiti è stato lasciato spazio alle domande del pubblico.