Gioventù Bruciata - Intervista
Loro sono la Gioventù Bruciata, Punx da Formia - non una putrida orchestrina.
Il disco omonimo, stampato in vinile 12"(300 copie), si presenta come una sorta di disco d'esordio per la storica band punk-rock formiana ed esce il primo Giugno 2014 per Brigadisco Records, Aldateodorani Catrecords, deny everything distro, Lamette Records, Hellnation, Velen(A) D.I.Y. e Anfibio Records.
Le urla disilluse e i riff incisivi scuotono le budella con odio deflagrante per tutta la durata del disco. Non ci sono limiti o discrezioni quando si è punk nel midollo e la Gioventù Bruciata ne è un chiaro e sincero esempio.
Chi si aspetta una Oi! band rimarrà deluso. Chi si aspetta un suono filo-americano rimarrà deluso. Chi si aspetta un gruppo punk '77 rimarrà deluso. In ogni caso vi disilluderemo, in ogni caso vi diremo qualcosa di nuovo.
A più di dieci anni di distanza dalla ristampa bootleg del CD che contiene tutti i brani della prima demotape Gioventù Bruciata (1997) e Reazione Violenta (2000), la Gioventù Bruciata nel 2014 è finalmente pronta a concepire un vero album d'esordio e decide di farlo con l’appoggio di una cordata di etichette. Il 1° Giugno il disco omonimo giunge felicemente alle orecchie sanguinanti degli ascoltatori. A cosa è dovuta questa esitazione? E cosa è cambiato da allora?
Visper: È quasi tutto dovuto al caso: ci siamo ritrovati per strada come ai vecchi tempi e Simone l’ha buttata là… perché no? Anzi, avevamo lasciato in sospeso la maggior parte dei pezzi che poi sono finiti sul disco nella facciata “Furcatis lingua”: “Occhio tagliato”, “Circolo vizioso”, “Horror vacui”, ecc… così abbiamo girato la palla a Jump che l’ha stoppata di petto, raccattato Raffaele che non ha saputo dirci di no, e ci siamo catapultati in sala prove. A quel punto, con l’ausilio di un entusiasmo genuino come non mai, è stato facile rimettere in piedi tutto il repertorio e addirittura trovare le idee per fare anche un paio di cose nuove davvero ben riuscite: parlo di “33 giri” e “Furcatis lingua”, due pezzi che a mio avviso segnano la nuova direzione presa da Gioventù Bruciata, e la strada che continuiamo a seguire anche negli ultimissimi che stiamo preparando, pur sempre conservando la nostra matrice d’ibrido streetpunk/hardcore alla nostrana maniera.
Quello che non è cambiato è sicuramente la voglia di fare musica come l’abbiamo sempre fatta, ovverosia facendo uscire le idee dalla sala prove, dove tutti mettono a disposizione il loro bagaglio di capacità e gusto. Gli spunti migliori infatti sono quelli che vengono fuori proprio dal nostro incontro/scontro su un’idea di partenza.
Daniel: L’esitazione nel far uscire un nuovo disco è dovuta al fatto che la vita di ognuno di noi, per un motivo o per un altro, a un certo punto ha preso strade diverse da quelle degli altri. Per quanto mi riguarda, penso che per alcuni versi sono cambiato come persona, avendo sulle spalle molti più anni rispetto agli esordi, ma le difficoltà, la sensazione di trovarsi in una società che non mi piace, sono vive più di allora... ecco un buon motivo per far tornare la Gioventù Bruciata.
Sim: Io per moltissimi anni non ho creduto che la reunion fosse concretizzabile in alcun modo. La band era implosa nel 2004, ma i cocci erano già stati incollati più e più volte a partire dalla fine degli anni novanta, con risultati alterni: aggiungici una serie di vicissitudini personali – in alcuni casi anche il frapporsi di nuove distanze geografiche – che ci hanno tenuti spesso lontani l’uno dall’altro, e la totale incertezza relativa all’eventuale senso dell’intera operazione, e capirai che la Gioventù Bruciata poteva rinascere solo spontaneamente, in un momento in cui – senza alcun programma di sorta – la nostra vecchia e mai realmente discussa amicizia ci ha fatto ritrovare tutti insieme davanti a una birra, a parlare dei nostri rispettivi e cumulativi casini personali e del desiderio – per molti versi folle e irrazionale – di ricominciare. Tornando in sala prove, ci siamo resi conto definitivamente che nulla era cambiato.
Il disco ci propone quel punk hardcore denso di tematiche che molti ritengono appartenenti a più di 25 anni fa: odio, noia provinciale, eroina, depressione... non è che la situazione sia cambiata poi così tanto... non credete? Siete rimasti molto attuali dunque.
Daniel: Le cose apparentemente possono sembrare diverse, ma in sostanza si avverte sempre quella sensazione che qualcosa non torni, a questo mondo. Rispetto a prima ci sono un po’ più distrazioni, il sistema sa come rincoglionirci con il suo “intrattenimento”, ma quel vuoto che chi più chi meno avvertiamo tutti non lo riempiremo certo distraendoci con qualche divertissement. Suonare è un’ottima valvola di sfogo e mi piace un casino l’idea di band, ma noi non siamo un’orchestrina che suona per compiacere e far divertire, o almeno non solo quello: cerchiamo nel nostro piccolo di comunicare, descrivere uno stato di cose che per lo più non ci aggrada affatto, sia attraverso i testi che con la musica.
Visper: Il fatto è che, come band, non siamo mai appartenuti a una linea, proprio per la nostra origine lontana dagli standard – per quanto di nicchia – del genere. Il che non è né un bene né un male, ma in fin dei conti credo che la Gioventù Bruciata sia sempre stata apprezzata per questo. È ovvio essere accostati a questa o a quella realtà, ma è meno scontato riuscire a far funzionare un qualcosa che si regge su meccanismi (per quanto espliciti e diretti) che hanno bisogno di essere sempre nutriti da canali di risposta e ovviamente da buoni spunti d’ispirazione. Sostanzialmente, se non c’è una buona dose di “cazzimma” non si va avanti...
Sim: In fin dei conti suonavamo – e suoniamo – hardcore italiano di (vecchia) scuola ottanta, che di conseguenza si faceva espressione di tematiche e problematiche caratteristiche dell’epoca: è tutto quello che abbiamo ereditato, quello che abbiamo imparato, la “scuola” che abbiamo proseguito. Verrebbe piuttosto da chiedersi: siamo mai usciti realmente dagli anni ottanta?
Gioventù Bruciata è sinonimo di quel punk dallo spirito distruttivo che molti definiscono morto. Morto per chi lo considera tale forse, ma in realtà è vivo e imbalsamato come il magico ’77. Quando e come avete iniziato ad interessarvi al punk?
Daniel: Negli anni ’90, da ragazzo, ascoltavo molta musica, e il punk era uno dei generi che mi piaceva insieme al rock e a qualche vecchio disco di heavy metal. Fondamentale fu andare a vedere i Ramones a Roma, cosa che feci insieme a Simone, da ragazzini praticamente, con i nostri genitori in forte apprensione, ma andò tutto liscio e fu davvero una serata memorabile.
Sim: In realtà credo che ci fossimo tutti riconosciuti nel punk-rock – se non autoidentificati come punk – già un paio d’anni prima di quel concerto indimenticabile, che ebbe luogo – stando alla cronaca – il 4 ottobre del 1994 al fu Teatro Tendastrisce di Roma: il germe, del resto, si stava propagando in quel di Formia almeno a partire dal 1988/89, attraverso la duplicazione serrata di nastri magnetici e il passamano continuo di demotapes, fanzine e vinili provenienti più o meno da tutte le distro d’Italia. C’erano già state – o c’erano ancora – un bel po’ di band attive in città (mi piace ricordare almeno I.A.S., Waika, R.aM.A, Giamburraska), e fu proprio attraverso l’amicizia con i componenti di questi gruppi che ci avevano preceduto che anche noi arrivammo ai nastri, ai dischi, all’autoproduzione, in una parola al punk.
Visper: Personalmente penso che il punk sia qualcosa di più di un genere musicale dimenticato. È un modo di essere, e noi abbiamo avuto la fortuna o sfortuna (forse più la seconda) di riceverlo in dotazione: attitudini del passato che, vuoi o non vuoi, lasciano il segno. Le mie influenze sono le più disparate: anche cose che in apparenza non sono per niente punk in realtà sotto sotto lo sono, forse anche più di quelle che tutti etichettano come punk per antonomasia. Può essere punk perdere i sensi in preda a uno stato di etilismo da ricovero, ma anche andare in trattoria potrebbe esserlo. L’importante è non standardizzarsi, ma bisogna farlo in maniera non premeditata... non è facile! L’interesse per tale sottostruttura sociale nasce un po’ come pure è nata la nostra band: magari perché tutto quello che c’era nel piatto era qualcosa che non ti piaceva molto, mentre sentivi il bisogno di esprimerti secondo modalità apprezzate da pochi, ma adeguate alla tua urgenza improrogabile e imponderabile. Un po’ come quando sono entrato nella Gioventù Bruciata e ho appurato che quello che stava venendo fuori mi piaceva: il perché è stato e rimane un mistero, ma mi piace tuttora!
Oltre al materiale di repertorio, due brani nuovi, “33 giri” e “Furcatis lingua”, e due cover, “Visioni meccaniche” dei Khalmo e “Gioventù bruciata” dei Bloody Riot con Roberto Perciballi. Perché inserire due cover? Parlateci di queste due canzoni.
Visper: In realtà su quasi tutti i pezzi del disco sono stati apportati dei piccoli/grandi aggiustamenti; alcuni hanno subito dei veri e propri stravolgimenti, come ad esempio “Occhio tagliato”, a cui è stata aggiunta un’intro che in origine non c’era e a cui abbiamo modificato il riff della strofa... ma non è l’unico caso, ripeto. Le idee sono venute un po’ a tutti ed è ovvio che ci si rinnovi. Anche se in apparenza la sostanza non è cambiata, sicuramente col tempo si sono aperte nuove strade che hanno solo bisogno di essere percorse. Le cover ci sono perché si tratta di pezzi che ci rappresentano e che ci piace suonare. “Visioni meccaniche” per me è un sogno che si è palesato perché ho sempre voluto coverizzarla e finalmente grazie alla capacità e disposizione della band è stato possibile! Quanto al pezzo dei Bloody Riot... sembra fatto apposta per noi, non credi?
Sim: Diciamo pure che, oltre alla sunnominata ammirazione e immedesimazione – i Bloody Riot sono IL gruppo punk-hardcore della regione Lazio e i Khalmo (anche se pochi li ricordano, ed è un motivo in più per riproporli) probabilmente la migliore hardcore band italiana degli anni novanta – può aver giocato un ruolo importante anche la nostra amicizia con alcuni componenti originali di entrambe le band. Di qui la benedizione dei Khalmo e la partecipazione diretta di Roberto, che abitando non troppo lontano in linea d’aria è venuto con noi in studio a ri-cantare la sua canzone: il che è stato divertentissimo per tutti. Se il risultato sia buono o meno, giudicate voi.
I testi della Gioventù Buciata sono carichi di disgusto e rabbia sovversiva. Senza un vero e proprio impegno e legame politico siete pronti a vomitare invettive (sempre con implicita ironia) persino contro Formia, la città che vi ha cullati tra spille da balia e borchie. Quanto c’è di autobiografico nei vostri testi? E soprattutto, questo profondo amore è corrisposto?
Sim: I testi che ho scritto sono tutti profondamente autobiografici, senza possibilità di scampo, anche se l’uso frequente della prima persona è a tratti soltanto un artificio letterario che ho usato deliberatamente al fine di generare fraintendimenti, immedesimazioni improbabili e ogni sorta di confusione, conformemente con un certo spirito punk. Ci sono riuscito forse anche troppo, a giudicare dalle filippiche che saltavano fuori ogni volta che l’implicita ironia di cui parli veniva male interpretata o non recepita tout court da una tipologia di ascoltatori particolarmente polemica, modaiola o bacchettona. Ma queste sono dinamiche da parrocchia. Per quanto riguarda invece Formia, odio il campanilismo formiano come tutto il resto del campanilismo, e non mi interessa punto essere corrisposto o meno. Rispetto alle canzoni nuove, invece, vorrei sottolineare il fatto che avendo ormai trentasei anni, trovo più giusto scrivere testi che facciano riferimento alla mia fascia d’età attuale che non rimanere ancorato a un sentire autolesionistico da cui spero di essere almeno parzialmente fuori.
Il disco ha ricevuto numerose critiche positive e ha fomentato gli animi di chi già vi seguiva da tempo. Avete persino suscitato l’interesse di un negozio di dischi giapponese che via ha messi in catalogo tra le nuove accattivanti uscite punk/hardcore! Insomma, di cose belle ne stanno accadendo. Io però voglio sapere qual’è il peggior insulto che la Gioventù Bruciata si è beccata prima, durante o dopo un live (mo me lo becco io l’insulto).
Daniel: Insulti non so, ma mi piace ricordare un concerto che tenemmo a Formia in una delle principali piazze. Era stata organizzata una cena con tavolata al centro e durante il nostro concerto ci lanciarono gran parte delle pietanze presenti, non so se perché facevamo cagare noi o il cibo...
Visper: Veri e propri insulti no, non è mai capitato, ma considero un insulto certe situazioni dove magari ti fai il mazzo per arrivare a destinazione e non trovi quello che ti aspetti: non parlo di tappeti rossi ed inchini, figuriamoci! Intendo cose come: essere censurati sul palco perché l’organizzazione ha floppato, e quindi dover tradurre ore di viaggio in un quarto d’ora di live gratuito e un ritorno on the run al coro di “mai più”. Fortunatamente non capita spesso, ma per una piccola band come la nostra le fregature sono dietro l’angolo.
Sim: Fermo restando che, a prescindere dalla durata dei live, concordo al 100% con Visper circa la necessità di essere accolti almeno decentemente da chi fa mostra di volerci organizzare una serata, mi viene in mente più di una persona che suonava nelle band di hardcore iperveloce del tempo che fu, per cui noi eravamo, senza mezzi termini, una mazurka. C’era un po’ questa gara a chi “pistava” di più, che a me ha sempre fatto incazzare tantissimo. Per non parlare di quella a chi era più socioimpegnato o sociodisimpegnato, a seconda dei casi...
Dalla webzine più rozza d’Italia sul punk e sulla cultura autodistruttiva degli sporchi giovani, nata nel 2001 come progetto parallelo a Gioventù Bruciata, è maturata la Lamette Comics, editrice sub-sotterranea di fumetti. I tuoi sono comics di matrice punk, storie illustrate di personaggi che hanno fatto la storia del rock e del trash o che semplicemente hanno fatto la storia. Insomma sei punk- rocker, disegnatore e giornalista musicale. Dove trovi maggiormente sfogo per la tua ribellione senza causa?
Sim: All this and more: mi sfogo disegnando, così come scrivendo, così come facendo punk in prima persona, senza predilezioni particolari; in qualche modo tutto quello che faccio è sempre l’espressione di un medesimo individuo e del suo personale, anarchico modo di vedere e sentire le cose. Anzi, se per un colpo di culo dovessi trovare nuove ed ulteriori valvole di sfogo a me congeniali, non me lo farei dire due volte e mi ci tufferei dentro, sommandole alle precedenti, e all’occorrenza seguiterei, sommando e sommando ancora, fino a non capirci più un cazzo. La curiosità è alla base della vita, non c’è molto altro da assecondare se non la propria curiosità.
Lo scorso 28 luglio ad Itri avete supportato il tour italiano degli Adolescents e dei francesi Burning Heads. Una riesumazione in nome dell’hardcore a mani basse e gomiti alti. Come è stato confrontarsi con questi due giganti del genere ormai consolidati?
Daniel: Bellissima serata, tante persone accorse e noi umilmente in apertura. Uno dei migliori concerti della GB in cui ho suonato. Quando ci sono le persone giuste e il contesto è ok, hai tutti i presupposti per fare un bel concerto e così è stato. Ottime le due bands: entrambe nonostante il seguito sono state disponibili e davvero alla mano, mi ha fatto piacere che si siano congratulati per il nostro set.
Visper: La serata di Itri è stata senza dubbio uno dei migliori eventi nostrani ai quali abbiamo mai partecipato. È stata organizzata in maniera ineccepibile, e ne approfitto per rinnovare i miei complimenti a Stevo Killtime e a tutti i ragazzi dello staff di Lokomotiv. Le band sono state ottime, e la partecipazione del pubblico massiccia oltre ogni pronostico: a quando la prossima?
Sim: L’unica cosa che aggiungerei a quanto già detto è che avere un pubblico di 400 persone in provincia per il punk-hardcore secondo me è stato anche più importante dell’ospitare in casa due leggende del genere, peraltro prese benissimo per la partecipazione di massa e per l’accoglienza calorosissima.
Dove potremo godere della vostra incazzatura da generazione disperata prossimamente?
Daniel: Ovunque ci chiamino, battete un colpo.
Sim: C’è in cantiere il progetto di un viniletto split con un gruppo delle nostre parti, tra l’altro carissimi amici e compagni di scorribande… stay tuned for more rock’n’roll!
Gioventù Bruciata sono:
Simone: voce
Visper: chitarra
Daniel: basso
Gianpy: batteria
CONTATTI: simone@lamette.it FB Gioventù Bruciata BANDCAMP