Intervista a Teho Teardo

Intervista a Teho Teardo

Dopo aver eseguito in prima assoluta a Villa Manin (Udine) le musiche per i tre film di Man Ray: Le Retour à la raison, L'etoile de mer e Emak Bakia nell'ambito della favolosa mostra a lui dedicata, Teho Teardo ha portato questo intenso progetto di sonorizzazione il 6 Febbraio al Cinema Massimo di Torino, il 7 Febbraio al Maxxi di Roma e al PostModernissimo di Perugia il 24 Febbraio.
 
 
 
 
 
 
"Forse il desiderio più profondo di ogni artista è quello di confondere o di fondere tutte le arti, così come le cose si fondono nella vita reale" Man Ray
 
   
Con Le Retour à la raison. Musique pour trois films de Man Ray, Teho Teardo è sicuramente riuscito nell'intento di fondere tutte le arti. Indagando con profondo desiderio di conoscenza e con tutti gli strumenti possibili questa vita reale, è rimasto dunque fedele ad un aspetto sostanziale della personalità di Man Ray: la ricerca costante di nuove forme di comunicazione.
 
 
 
Alla voce Teho Teardo corrispondono da sempre i termini sperimentazione e ricerca sonora. Ma cosa significa per te cercare, sperimentare?
 
Credo si sperimenti una sola volta, la seconda può essere un’esecuzione. Cercare è legato alla sperimentazione. Mi piace cercare, non riesco a fermarmi.
 
Per Man Ray l'arte era improvvisazione, assemblaggio e immaginazione. Con queste caratteristiche ha plasmato un mondo surreale dove le immagini sono oggetti casuali, indipendenti e contestualizzabili. Come è stato avvicinarti a questo stile?
 
Ho studiato storia dell’arte e Man Ray e Dada sono sempre stati tra i punti cardinali dei miei interessi, già da quando ero ragazzino dadaisti e futuristi catturarono la mia attenzione. Ho cercato tutto quello che potevo su di loro. Non è uno stile, dada non è affatto uno stile, dada non ha retorica, riguarda un modo di essere, non di impossessarsi di un criterio estetico. Per me Dada fa esplodere i criteri estetici e crea nuove associazioni attraverso corto circuiti. 
 
Le Retour à la raison, L'étoile de mer e Emak Bakia sono i tre film di Man Ray che hai deciso di musicare. Si tratta di pellicole dall'effetto destabilizzante perchè quasi prive di qualsiasi struttura e son basate su incessanti deformazioni, reticolazioni e solarizzazioni delle immagini. Quale hai apprezzato di più? Ce n'è una che forse ha richiesto più tempo per la composizione?
 
Il film più breve, solo un paio di minuti per Le retour, è stato quello più impegnativo. Era una summa di molti degli aspetti che ritornavano anche negli altri film, ad esempio i momenti completamente astratti o le ripetizioni, solo che accadendo in tempi brevi rispetto agli altri film mi ha costretto a cercare un rapporto immediato con le immagini, senza filtri, senza attese, senza altro che non fosse la pura verità del suono.
 
Hai già giocato con il valore dell'interazione tra musica e arte fotografica con Music for Wilder Mann(2013), lavoro scritto per gli scatti dal forte impatto primordiale di Charles Freger. Qui le immagini hanno avuto la funzione di sceneggiatura e  hai avuto modo di confrontarti con il fotografo e il materiale su cui lavorare. Nel caso di Man Ray, parliamo sì di fotografia e cinema, ma non c'è stato un contatto diretto con il regista. Come si è sviluppata la composizione della musica per i tre film nonostanza questa "mancanza"?
 
Quando si lavora a film muti di solito i registi sono morti, quindi si è soli nel relazionarsi alle immagini e ci si fa carico di tutta la responsabilità circa la musica, senza condivider nulla con il regista. Nei film di Man Ray non c’era una narrazione lineare, gli sfasamenti tra realtà ed astrazione erano continui. Ho pensato di dare un appuntamento a Man Ray per incontrarlo da qualche pare, nel film, come per trovarsi d’accordo su qualche questione. Non ho fatto delle colonne sonore anche se la musica è stata scritta per i film in questione, ma l’arte dell’Uomo Raggio non credo preveda un accompagnamento didascalico, non necessita di una badate per andare al bagno. Il suo cinema si giustifica in sé, per quello che è e anche per quello che non vuole essere.
 
C'è qualche riferimento musicale o fatti avvenuti che in qualche modo hanno influenzato la realizzazione della musica per Le Retour à la raison. Musique pour trois films de Man Ray?
 
Ho deciso di usare una serie di oggetti e strumenti che erano casualmente sul mio tavolo: roncole, coltelli di vario tipo, campane, fili elettrici, martelli, oscillatori. Sono partito dagli oggetti, da alcune strutture ritmiche, le ho numerate. Poi ho estratto dei numeri a caso e ho cominciato ad associarle. Stessa cosa per alcune parti melodiche, inserite casualmente nella prima stesura dei alcuni brani. In altri casi ho costruito delle parti melodiche che facevano proprio un lavoro di accompagnamento tradizionale per poi sostituirle con elementi sonori che non avevano alcun portato melodico. Ho anche invertito alcuni brani che erano assegnati ad un momento specifico del film e la casualità delle associazioni ha portato a galla una serie, per me interessantissima, di possibilità che non avevo assolutamente contemplato nel rapporto tra musica e immagini. Mi sono divertito, mi sono divertito come un folle e faccio sempre così perché ho solo questa vita e dedico tutta l’energia che posso alla musica e perché sia sempre viva ho bisogno di usare detonatori ed esplosivi, innanzitutto per preparare una sorta di terreno minato dove, a sorpresa, incappo in incovenienti che non avrei potuto considerare. Nello scarto tra quello che si sarebbe voluto fare e quello che si trova realmente a me pare di incontrare la vita, con tutta la sua furia. E’ una questione di costruire, sono qui per costruire.
 
Il cinema come mezzo per bypassare la razionalità e comprendere una verità spesso filtrata, distorta da inutili artifici linguistici. Qual'è la funzione del linguaggio, per te  che hai deciso di allinearti al mondo del cinema senza commentarlo ulteriormente?
 
Non credo quel cinema cercasse di evadere dalla realtà, ma forse di reinventare un proprio immaginario, indipendentemente dal gusto dell’epoca. Una sorta di eresia dove non si è allineati con il pensiero corrente dell’epoca. Per tanti versi mi sento di vivere una condizione analoga, spesso non sono in sintonia con il pensiero dominante e sono più attratto dalle controculture, ma nell’epoca dei social anche le controculture vanno incontro ad un livellamento che cerca approvazione. Dada non cercava approvazione, spesso gli incontri dei dadaisti finivano in scazzottate, anche con una certa dose di violenza. Preferirei un po’ di vitalità alla noia di Facebook dove cerchiamo di sapere cosa fanno gli altri in qualsiasi momento della loro giornata, forse per assomigliarci tutti in un modo che potrà esser anche rassicurante, ma a me inquieta. Non mi sono nemmeno allineato con il mondo del cinema che spesso chiede commenti sonori, didascalie, musica da accompagnamento. Una bara per la narrazione dei nostril tempi. E’ stato efficace nel raccontare il passato, ma non siamo più negli anni 60 o 70, questi tempi richiedono uno sguardo diverso per esser raccontati.
 
Le tue composizioni rivelano sempre una grande propensione ad una dimensione intima e viscerale ed è la dimensione in cui probabilmente tu e Blixa Bargeld vi siete trovati tempo fa, fino a consolidare una meravigliosa collaborazione. Nel corso di un'intervista a Blixa son rimasta particolarmente colpita quando ha fatto riferimento alla potenza della voce e quello che riesce a stimolare in relazione al linguaggio. Qual'è invece per te, lo strumento che riesce a tradurre maggiormente queste emozioni?
 
Sono un chitarrista e la chitarra rimane lo strumento a cui rivolgo la maggior parte delle attenzioni, anche se non è prevista nella versione finale di un brano, ma la uso spesso per scrivere le parti degli archi. Di solito finisco per mettere a disagio i musicisti che eseguono con gli archi le mie partiture, da quella tensione che origina da parti non propriamente indicate per quegli strumenti esce il materiale che cerco per comporre.
 
Una breve nota audio di Refresh su Radio2, ci rivela che tu e Blixa state lavorando alla registrazione di un nuovo album.  Si è parlato della possibilità di estrarre certe frequenze sonore da determinate molecole per poi trasformarle in musica...vuoi spiegarci meglio questo concetto?
 
No.
 
 
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Teho Teardo - Chitarre, electronics
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