Mu.Vi.Ment.S. Festival - Edition #10, 28 Dicembre 2014 [LIVE REPORT]
La catena dei Monti Aurunci, che segna la conclusione del più importante sistema montuoso del Preappenino Laziale, abbraccia il borgo fortificato di Itri, stretto a sua volta intorno alla Rocca. Un borgo dal tipico aspetto medievale posto a dominio della Via Appia Antica, percorsa un tempo da malcapitati viaggiatori e briganti. Salgo verso l'antico castello e una volta arrivata, volgendo lo sguardo verso le case e l'ampio panorama sottostante, una sensazione di protezione e bellezza mi pervade. Il viaggio iniziato tra curve e strade tortuose e sempre in salita, continua dentro il Castello Medioevale di Itri.
E' il primo giorno di Mu.Vi.Ment.S. (appuntamento che si rinnova annualmente ogni 28 e 29 Dicembre) e il decimo anniversario di questo strabiliante evento organizzato dai ragazzi della Combat Label Brigadisco e l'Associazione Culturale C.A.GA. L'apertura del Festival è affidata a Key Clef. La giovane producer italiana ci introduce, attraverso distorsioni da capogiro, in un denso clima crepuscolare. Subito dopo I Macchinisti, gruppo composto dalla frizione di 4 tecnici del piatto (MIND, DJ AMARO, DJ DRUGO, ERNEST POWELL) macinano beat ad alta velocità presentando una corposissima scaletta.
Non sono nemmeno le 8 e la serata è decollata già da un po'. La compagnia del malcontento Futeisha, si sta preparando e con grande curiosità, mi appresto ad constatare la resa live di quelle tracce già ascoltate in cassetta. Si, cassetta. E stampata in sole 100 copie.
I brani, psichedelici ed esotici, hanno una predisposizione ad un'introspezione che rasenta la follia.
Penso alle parole impresse sulla copertina che avvolge il nastro:
″Ringrazio di cuore chi ha partecipato perchè, anche se per brevi attimi, mi hanno fatto dimenticare il mio abbandono.″
E anche se non so a quale abbandono si faccia esattamente riferimento, chiudo gli occhi e provo a capire. Senza accorgermene sto praticamente ondeggiando. Mi sento prima alla deriva, poi spiaggiata e trasportata da un clima struggente e malinconico.
Al Mu.vi.ment.s. non ci sono tempi morti. In un fluire di impressioni e sensazioni, mi trascino piacevolmente da una parte all'altra del castello. Ed ora è il momento degli Sneers. Al secondo piano di questo grandioso castello, sugli antichi affreschi impressi al di sopra del palchetto, viene proiettata l'improvvisazione artistica di Nicola Pellizzon. I tratti conturbanti e allucinanti realizzati dalla mano del fumettista ed illustratore veronese, insieme alle sferzanti atmosfere noise del duo infuocato, sprigionano un'intensità emotiva unica. Il volto di Maria Greta si contorce in un ghigno, come a voler trattenere una grande energia di cui si fa conduttrice e che poco dopo sfocia in urla laceranti. Ognuno marcia, guidato dal percuotere inciso e vigoroso di Leonardo Oreste, verso cavità inconscie del proprio essere.
Poco dopo è la volta della pittrice e illustratrice Marina Girardi ad accompagnare Andrea Ferroni e le penetranti vibrazioni del didgeridoo. La mano di Marina segue il ritmo frenetico dei brani eseguiti da Ferroni che, con grande passione, intrattiene il pubblico presente introducendo le diverse tipologie e il funzionamento di questo affascinante strumento. Bello da togliere il fiato, quel fiato che certamente non manca al suo esecutore.
Passeggiando, mi rendo conto che ogni centimentro di questa fantomatica fortezza custodisce scorci deliziosi e non c'è un solo angolo che non sia stato predisposto per accogliere esposizioni, performances e banchetti. Al primo piano il poliedrico artista Andrea Petrillo, accurato scrutatore della realtà, decide di mettersi a nudo attraverso Fotoincontro, una raccolta di immagini che testimoniano la sua costante ricerca di quel legame indissolubile tra l'essenza delle cose e la memoria. Cerco di raggiungere il bagno e dalla scalinata che dalla prima stanza del castello porta nella parte inferiore, sento bisbigliare una voce proveniente dalla sala adiacente. Allora esistono veramente le strane presenze rilevate al suo interno...no, si tratta della performance pittorica di Armenia con Retablo, Un Antidoto Per La Pittura.
Lungo le pareti e collocate nei posti più impensati dell'edificio son distribuite le installazioni Nature Reclaims create da Serena Caterino e Ilaria Tabarani. La natura, con la sua forza prorompente, emerge sottoforma di cespugli e ciuffi d'erba, rivendicando quello splendore saccheggiato da un minimalismo urbano spoglio e sterile. La stessa natura , un po' più furiosa, torna a farsi sentire con le incisioni in bianco e nero di Rocco Lombardi esposte nella prima sala a sinistra. Cofondatore con Simone Lucciola dell'etichetta autoprodotta Lamette Comics, Rocco è anche l'ideatore della locandina che rappresenta il Festival. Al secondo piano, lo scenario post apocalittico allestito da Gianni Leone con l'esposizione Torre Atomica: Gravità sospese, cattura immediatamente l'interesse dei passanti, proiettandoli in una generale atmosfera di tenebra fisica e metale. Faccio un salto a visitare anche il terzo e ultimo torrione a forma cilindrica collegato al corpo residenziale da un lungo e silenzioso camminamento di ronda. Arrivo alla "torre del coccodrillo", così chiamata per via di antiche leggende fiorite intorno ad essa, che ospita la mostra Burp 7 Fumetti In Pasto ai Coccodrilli con le tavole del libro Gli Amari Consigli di Nicolò Pellizzon e i poster di Ver Eversum, laboratorio di serigrafia artigianale ed illustrazione.
Dopo aver effettuato il minuzioso sopralluogo, mi precipito nuovamente al piano superiore. Il sound cupo e cerebrale di AV-K si ripercuote tra le mura del castello e con piacere godo del perfetto silenzio che mi circonda.
Cosa veramente rara, il silenzio.
E nell'intimità della penombra, in assenza di brusii, ci si ritrova ad ascoltare anche i rumorismi ossessivi di Daniele Brusaschetto, accompagnato dal torinese Francesco Lurgo alla chitarra. In un attimo siamo tutti dentro un vortice di suoni ipnotici che imprigionano e parole sussurrate che incantano e stuzzicano la riflessione.
A liberarci, arriva la sveglia travolgente e fulminea di Bologna Violenta con il suo ultimo lavoro Uno bianca. Il trevigiano Nicola Manzan entra in scena con un vigore inaudito ripercorrendo i sanguinosi crimini e le vicende legate alla banda dei fratelli Savi. Ogni singolo rumore violentemente riprodotto, ogni rintocco di campana, è un groppo in gola.
Poco dopo, mi ritrovo catapultata nella mischia eccitata e spiazzata dal potere emozionale del Putan Club: una cellula di resistenza pronta al confronto che dice no alla mercificazione della musica, si alla libertà di espressione. Due concetti che arrivano chiari e diretti in faccia durante il live, soprattutto quando una carichissima Gianna Greco al basso e il sempreinforma François R. Cambuzat ti si palesano davanti con tutta la loro spudorata prestanza. Felicemente sconvolta, torno al piano inferiore. A chiudere la splendida serata ci pensa Kill Traxx, consolidamento sonoro tra i due dj pontini Kill Ref (Alessandro Signore) e Gigi Galli (aka Traxxman), che non lascia scampo a spasmi dettati da ritmiche potenti.
Gli ultimi sguardi fugaci vanno al castello avvolto da una luce soffusa; alle luminarie natalizie; alle belle persone conosciute. E il viaggio purtoppo si ferma qui, al primo giorno del Festival. Son rimasta il tempo necessario per comprendere veramente il valore che ha ogni singola parola che va a comporre la sigla Mu.vi.ment.s.
MUsic VIsion MENTal Silence: è un percorso necessario, fatto di percezioni e fertile in esperienze.
E lo rifarei senza alcun dubbio.