Sweet Jane And Claire Psichedelia allo stato puro da Benevento

Sweet Jane And Claire Psichedelia allo stato puro da Benevento

Sweet Jane And Claire inizia a muovere i primi passi incidendo le sue prime due canzoni nella primavera del 2012 ("Rab-bit";"Lady
rainbow") e suonando da subito in giro per l'Italia (CIRCA 30 DATE) facendosi un piccolo stuolo di sostenitori; continuando a lavorare
sul tipo di sonorità da raggiungere e una scrittura che al tempo stesso disorienti e accarezzi
Sweet Jane and Claire arrivano dopo poco più di un anno a realizzare il loro primo disco: Sticky Caramel Mind. 
 
segnaliamo qui di seguito i loro contatti per un preascolto del loro album-> 
 
https://soundcloud.com/sweet-jane-and-claire
 
https://www.youtube.com/watch?v=d7OII319YJ4
 
https://www.facebook.com/pages/Sweet-Jane-And-Claire/339256032790919
 
Dicono di loro
Quando la sperimentazione sonora incontra i linguaggi del pop e si fonde in una forma canzone intuitiva e godibile:
 
Sweet Jane and Claire rappresentano il perfetto punto di incontro tra le distorsioni alla Sonic Youth e la psichedelia
di Brian Jonestown Massacre. Ascoltandoli per la prima volta non si penserebbe certamente all'Italia come terra di
origine eppure il quintetto composto da Luca Zotti (chitarre/synth/noise), Pablo Zollo (voce), Angelo Zampelli
(batteria), Giulio Izzo (basso) e Luigi Mercurio (chitarre) arriva dalla provincia di Benevento e con un percorso –
iniziato nel 2012 – ben chiaro in mente: mischiare le carte e creare una propria formula che racchiuda la psichedelia
d'Oltreoceano e l'indie rock di matrice anglosassone.
 
Alessandro Panzeri
 
 
 
Per chi fosse sostenitore degli inglesi Telescopes non dimentica facilemente lo stupore nel ritrovarsi di fronte un muro di suoni/rumore in piena regola. Ecco tanto tempo fa i Telescopes erano molto simili al tipo di gruppo che sono oggi gli Sweet Jane And Claire. Negli anni novanta i Telescopes si rifacevano alla psichedelia sixties e alle atmosfere acide dello shoegaze senza abbandonare l'andamento melodico pop rock, inaugurando così insieme ad altri attori fondamentali (Primal Scream,My Bloody Valentine) una stagione proficua di ottimi dischi. Sticky Caramel Mind è un disco dai mille volti, dentro c'è la follia psychedelica (Gabby) e il rock notturno (Lovely Surfer). Ma questo è solo l'ennesimo gruppo italiano che vuole affermarsi oltre i confini italiani. La Musica è sensazionale, le chitarre squillanti, la voce un po' “lasciva” e il timbro stordente di un pezzo come “Golden Spoon” sorprendono per vivacità. Sia le ritmiche veloci che lente esaltano il carattere psych di molti spunti (She Draws Airplanes). Nel contesto italiano questa band spicca sulle altre per qualità ed energia, il recupero della psychedelia di “Lady Rainbow” è pregevole /e ricorda da vicino i Kula Shaker) perchè rimane fortemente all'interno dello spettro stilistico proposto.Si sanno muovere agilmente tra atmosfere allucinanti e sensazioni del passato aprendo poi il suono a vibrazioni nuove e ritmiche elettroniche. Gli Sweet Jane And Claire sono ufficialmente entrati nel ristretto circolo delle band che al primo disco riescono a sintetizzare un'enciclopedia di riferimenti estetico-musicali senza temere contronti e con la dovuta originalità. Una miriade di stimoli dunque per una band che può conquistarsi e merita, senza dubbio, un pubblico internazionale. Complimenti.
 
Ivan Tedeschi
 
 
Psichedelia, shoe-gaze, noise, paesaggi deliranti, sirene, melodie trascinate e tanti richiami al suono d’oltremanica. Sweet Jane and Claire è un progetto che nasce nel 2012 in quel di Benevento, giunge al 2014 con un po’ di esperienza alle spalle, un discreto seguito all’estero nei canali “underground”, tante anime diverse fuse in un suono personale e riconoscibile. Un caleidoscopio di ispirazioni differenti che si riversa nell’acido e onirico album d’esordio Sticky Caramel Mind.
 
Per i cefali le parole sono importanti, quindi partiamo dai nomi. In “Sweet Jane and Claire” è ovvio l’omaggio ai Velvet Underground, con l’intrusione di una certa Claire a fare compagnia alla dolce Jane di Lou Reed. Jane and Claire sono due figure femminili speculari e antitetiche, una dolce e l’altra folle. Sticky Caramel Mind, mente appiccicosa al caramello, significa tutto e niente, è un’immagine evocativa, come i rocking horse people che eat marshmallow pies. Ho volutamente citato il Sgt. Peppers perché è da lì che nasce quel filone del pop-rock che si è preoccupato di mettere in musica l’inconscio umano nel suo momento di maggiore e libera espressione: il sogno. Attraversa estati dell’amore, organetti leslie e sintetizzatori analogici negli anni ’70, si imbatte in muri di rumore e riff ciondolanti negli anni 80’, si insinua nelle maglie più “sperimentali” del grunge degli anni 90’, si disperde nella marasma indie dell’era post my-space e si ritrova per mia grande gioia nel 2014 nel primo disco di un quartetto (ex-quintetto) beneventano.
 
Nove canzoni cantate in inglese per dare rilievo al valore fonetico delle parole, in bilico fra due mood ritmici e sonori portanti, uno rumoroso e chitarristico, l’altro più tenue e colorato, ma senza forti contrasti (quello stucchevole effetto ping-pong fra strofa e ritornello che ancora si ritrova in troppo “indie” odierno), un’oscillazione naturale da un’immagine all’altra come un’onda, come un caleidoscopio, come un viaggio lisergico. Gabby, il brano di apertura, è sporco, garage, un canto sbilenco e stanco che arriva da dietro la porta mentre le chitarre e i synth si azzuffano nella stanza affianco. È una bella scossa, ma è solo l’inizio. Già dalla bella She draws airplanes il gioco si fa più complesso, e la texture decisamente 70s si dipana in una lunga coda sorretta da un bel gioco di basso e batteria che sostengono un lamento d’amore sotto colpi acidi delle chitarre. Dopo i tremoli di Swimming on the west side arriva la poesia di I’m afraid when Julia whistles, forse il momento più alto del disco: serrata, energica, si ferma un istante e poi riparte, sostenuta tutto il tempo da un suadente arpeggio a la Radiohead e poi esplode in un bel climax. Lovely Surfer è una piacevole ballata a cavallo fra il surf beat (sì) e il Nick Cave di The Boatman’s Call. Dopo un barrettiano Golden Spoon, l’affascinante Grey Flower e la roboante Devil Kiss me Hot, il finale è acquatico con Astrophel, una bella sirena che salva un giovane dal mare e lo porta alla scoperta di sé.
 
Un’opera prima che si lascia ascoltare con piacere, un micro/macrocosmo mentale carico di suggestioni, che lascia ben sperare in future evoluzioni perché già marcato da un’impronta assai personale.Che incontrerà il gusto di quelli che amano le sonorità psichedeliche di ogni età della storia musicale recente.
 
 Roberto D'angelo

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Disco