YATO - Ormonauti | Nuovo Video
Nuovo videoclip dall’album “Fuck Simile” del cantautore electro-vocal toscano. Un brano dance dalle tinte acide, che “parla” poco ma che dice tanto dei nostri approcci e modi di vivere le varie situazioni, le relazioni d’amicizia e d’amore, che spesso oggi intratteniamo.Ormonauti è il nuovo videoclip di YATO, estratto dall'album Fuck Simile uscito a marzo 2016.Un brano dance dalle tinte acide per il cantautore electro-vocal toscano: nella musica e nell’arrangiamento, nel testo e in questa disarticolata e a tratti surreale coreografia che vede una giovane ragazza seguire a passo movimenti sinuosi lasciandosi trasportare dal mood dell’intera canzone. “Senso!...è una ragione di esistere” e “Penso!...che voglio roba facile”: sono estratti dalle strofe di questa traccia che non “parla” tanto ma che dice qualcosa di essenziale dei nostri approcci e modi di vivere le varie situazioni, le relazioni d’amicizia e d’amore, che spesso oggi intratteniamo. Un brano contemporaneo, molto strumentale e con poco testo ma incisivo.Ormonauti riporta attraverso il suo beat essenziale ed ostinato ed i suoi improvvisi suoni, così acidi, a quell’insieme di pensieri, emozioni e sensazioni sempre a precipizio, sul baratro della propria pulsione e dell’agire..fra restare e fare. Un vero e proprio parco giochi, forse tutto mentale e di pancia, ma che fa saltellare, disarticolare e cercare un proprio spazio d’eleganza e di femminilità alla ragazza, protagonista della clip video.Video CreditsRegia e montaggio: Jacopo Jenna di French Friess StudioGirato interamente nei “non luoghi” della città di Firenze, il video è interpretato coreograficamente, oltre che eseguito, da Sara Sguotti.Un’interpretazione coreografica che mixa step precisi di danza a movimenti che rendono allo spettatore un’atmosfera quasi surreale in cui il corpo, forse oggi così spesso dimenticato nel suo reale o comunque spesso camuffato e coperto nei suoi legami con il mondo esterno, trova e cerca una sua posizione e lo fa attraverso degli “snodi”, con la ricerca quasi di un riassemblaggio articolatorio. Un brano che “parla” poco ma che dice tanto attraverso frasi incisive ed un video in cui la danza esce dalla sua mera formalizzazione e iconoclastia per cercare un suo spazio di legittimità. La ripresa segue incessantemente questi movimenti facendo del videoclip una sorta di performance dance che già di per sé, assieme al brano, si fa “corpo che parla”.