GRANDINE – ORIGAMI (autoproduzione)

GRANDINE – ORIGAMI (autoproduzione)

GRANDINE – ORIGAMI (autoproduzione) In un momento in cui si demonizza l’hip hop, dopo la tragedia di Ancona al concerto di Sfera, Grandine, all’anagrafe di Palermo Marco Cappugi, che di hip hop vive, è fortunatamente una voce “fuori dal coro”. Lo è per i suoi testi, lontani mille miglia dall’edonisimo sfrenato del trap che va tanto di moda adesso. I suoi testi sono spesso poetici, quasi sempre eterei. Lui parla di “Neve”, di “Emisfero”, di “Egoland”. Ma la terra dell’ego per Grandine (anche il nome che si è dato la dice lunga sulla poeticità e astrattismo che delineano il progetto) è un microcosmo dove musicalmente siamo ai confini dell’indie, del dream pop, quasi una sorta di versione hip hop dello shoegazing. E nella terra dell’ego, “Egoland”, appunto (brano di punta del disco), si parla di “castelli di sabbia”, di sogni in cui si “voleva fare l’astronauta, non il pusher di zona. Ci piace questo approccio di Cappugi. Ci piace come tutti quelli “fuori dal coro”, come tutti qielli che cercano una loro strada. Ci piace perché ci regala una versione meno “paracula” di Coez, pur avendo tutte le carte in regola per piacere quanto il fortunato artista suddetto. Buona fortuna quindi a Grandine e ai suoi delicati origami di suoni e parole.

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