[RECENSIONE] il dEli - Lo stupido che canta
Questo il nome dell’opera prima del cantautore il dEli, al secolo Roberto Deliperi, italiano di origine ma cittadino del mondo, con base a Londra. Sin dai primi secondi si comprende l’atmosfera di questo lavoro: un sound tipicamente anni’70, non a caso la decade di nascita dell’artista, che deve avere quelle sonorità impresse nel profondo dell’anima come un marchio a fuoco. Co-produzione affidata al maestro Alberto Brigandì, anch’egli adottato dal meltin’pot dellaBig London, le cui sapienti mani hanno scolpito e arricchito la materia di tanti piccoli suoni, taglienti e ricercati, con tastiere e chitarre. Come anticipato poco fa, sebbene ciascun brano possieda un proprio stile, esso riconduceinevitabilmente a quello tipico dei “Seventies”, quelli di capelli e barbe lunghe per intenderci. “Viaggio sulla terra”, la opener del disco, potrebbe tranquillamente far parte della colonnasonora di “Star Trek”: voce quasi eterea, accompagnata delicatamente da piano prima echitarra poi, in un continuo crescendo che esplode nel ritornello, ammaliante ma intelligente al tempo stesso. Con la seconda traccia il clima cambia. Ecco “Stefania”, sorella del cantautore, raccontatada una voce che sembra quasi ingiallita, e che attraversa l’intimo di una donna semplice, maintensa al tempo stesso. La chitarra funge solo da accompagnamento mentre il piano donagli accenti. Le percussioni intervengono più tardi, quando il brano si “apre” e conduce al finale, al suo significato, che è il nome stesso della protagonista. Gli anni ’70 sono anche l’epoca della disco, e con la successiva “Crash” ci si butta in picchiata nel dancefloor. Nella traccia che dà il nome al disco sono impossibili da non riconoscere i richiami a unaband che ha dominato l’epoca, i Pink Floyd. Chitarre e tastiere evocative, percussioni comefossero un tappeto su cui adagiarsi comodamente, trionfo di violini sul ritornello a corollare il tutto. “London Sun” è un divertente reggae che parla del rapporto di amore/odio con la plumbeacapitale inglese, mentre dei tamburi martellanti lanciano “Una meta non ho”, altro episodio che richiama alla mente le ultime produzioni di Battisti. Molto interessante la traccia 9, “Blues d’amore”, in cui la vibrazione rende ancora piùintenso un pezzo già d’impatto e arricchito da suoni corposi e una bella sequenza di tastiere,Omaggio a Sua Eccellenza Roger Waters, invece, nella traccia 9.5, che poi apre le porte alla Earth Reprise di “Viaggio sulla terra”. Chiusura affidata all’allegro swing di “Una sera”, in cui l’artista, con malinconica ironia, rimpiange una ragazza ormai andata via. “Lo stupido che canta” è senza dubbio un buon disco e il dEli, autore nonché voce, basso epercussioni, ha sicuramente centrato l’obiettivo: quello di entrare nella tua testa dopo il primo ascolto.https://soundcloud.com/ildeli/sets/il-deli-lo-stupido-che-canta-full-albumhttps://www.facebook.com/lostupidochecanta/ (Andrea Vita)