"Amaro..Negro" l'incontro con Amnesty Italia - IJF 14
Il mare è pieno di uomini da salvare, ma non è una pubblicità. Cultura sociale e legislativa fa di necessità schiavitù.
"Il mare è sì pieno di uomini da salvare, ma non per una pubblicità". Parla così Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International per l'Italia, nell'incontro organizzato per il Festival Internazionale del Giornalismo 2014 nella Sala del Dottorato.Amnesty è da sempre vigile al tema della condizione umana nelle situazioni più difficili e il tema dell'immigrazione sulle nostre coste è al centro della discussione politica e sociale degli ultimi anni.
Ma chi sono queste persone che arrivano? Delinquenti? Rifugiati? Ecco allora il tema di questo panel "Volevamo braccia sono arrivati uomini".
Chi sono.
Il primo ad esprimere un concetto molto chiaro è Gianluca Martelliano, referente di molte testate europee per il tema dell'immigrazione. Innanzitutto non bisogna usare stereotipi. Le parole "clandestino", "nomadi", "tsunami umano" sono più volti rifiutati nel corso dell'incontro. Il giornalista parla di uomini inseriti in una produzione alimentare agricola del Sud, retta da caporalati di italiani e immigrati, che inseriscono queste persone venute in Italia in una vera e proprio "Filiera umana".
Spesso queste persone non sono immigrati senza regolare permesso di soggiorno, anzi. Hanno contatti con connazionali che hanno promesso posti di lavoro e guadagno da poter inviare alle loro famiglie.
Questi connazionali sono però parte integrante di un'associazione a delinquere di cui fanno parte tutta una serie di imprenditori agricoli che scambiano questa forza lavoro come schiavitù. Martelliano riporta il caso di due tunisini che hanno denunciato questa situazione in Salento. Ma certo nessuno avrà dimenticato le giornate di violenza di Rosarno, ricordate anche da Raffaella Cosentino, giornalista freelance che si è occupata di questa vicenda. Ancora ignoto l'evento trigger di quelle giornate di violenza, molto probabilmente proprio la denuncia di questi lavoratori nei confronti dei loro caporali.La motivazione della prosecuzione di questa problematica lavorativa e sociale, continua la Cosentino, è anche dovuta ad una legge, come la Bossi - Fini, che fa di necessità schiavitù. Un permesso di soli 9 mesi rende questi lavoratori soggetti alle degradanti condizioni imposte dai caporali.
E l' "offerta legislativa", in caso di denuncia, non rende la giusta libertà, ma applica un' incivile ingiustizia.
Proprio le tematiche prima giuridiche e poi economiche sono commentate da Alessandra Ballerini, avvocato civilista che si occupa di diritti umani. Alcune volte sono state fatte leggi assurde, come quella che impediva l'autenticazione di atti civili agli immigrati "clandestini" o che voleva medici o insegnanti "spia".Nel primo caso è dovuta intervenire la Corte Costituzionale, nell'altro è bastato un po' di acume cerebrale.
Le cure mediche, così come l'educazione, fanno parte di quella indivisibilità dei diritti, "una coperta sempre lunga" che permette una stabilità sociale.
Curare gli immigrati, non solo è un loro diritto, ma anche un nostro diritto/dovere, perchè ci permette di stare meglio ed evitare che malattie molto semplici da curare si possano diffondere.
Così come l'integrazione scolastica, non solo non rende imbecilli i ragazzi italiani, ma aiutano l'integrazione di culture differenti sin dalla più tenera età, dove i pregiudizi si racchiudono intorno ad un tavolo a pranzo e a cena, e non a scuola, dove l'uguaglianza può essere attuata ogni minuto.Non manca infine l'accenno economico, che preoccupa tanto di questi tempi, ma che si racchiude in poche battute.
Dati (reali) indicano i costi di un rimpatrio intorno ai 40mila euro per ogni persona.
L'integrazione, dati verificabili, costa soltanto 0 euro.