Brancher V si dimette.

Brancher V si dimette.

Il ministro per l'attuazione del federalismo, Brancher, si è ufficialmente dimesso. Il ministero senza portafoglio rimane così senza ministro. Stavolta, il legittimo impedimento agisce al contrario. Niente ministero, più tribunale. Così, Brancher ufficializza le proprie dimissioni proprio durante il processo Antonveneta, che lo vede implicato per ricettazione e appropriazione indebita per circa un milione di euro, insieme alla moglie. Dio li fa e poi li accoppia.
L'ex ministro ha, quindi, chiesto il rito abbreviato. Veloce e indolore, insomma.
Ma, la scelta dell'uomo al centro delle polemiche non sembra, poi, così spontanea. Il Presidente del Consiglio gli aveva "consigliato", nei giorni scorsi, di prendere la strada della ritirata. E non a caso.
Questa settimana, infatti, è il banco di prova di questo Governo martoriato dalle divisioni, dalle scissioni, dalle correnti di partito, dalla legalità costituzionale. In più, oltre ai litigi, ai voti decisivi previsti in calendario, il legittimo impedimento tirato in ballo da Brancher e criticato persino dal Capo dello Stato, è un argomento fin troppo delicato per il Cavaliere. La difesa preferita dell'avvocato di Berlusconi, nonchè parlamentare, è troppo importante perchè venga screditata in questo modo. Senza, d'altra parte, il nostro Presidente del Consiglio sarebbe davvero legittimamente impedito, ma dal carcere.
Ovvie le feste dell'opposizione. La Finocchiaro dichiara: "La conclusione della vicenda Brancher ci dice quanto di strumentale ed indegno ci fosse nella scelta di nominarlo ministro". Di Pietro rincara la dose e afferma su Facebook: "Berlusconi e il suo Governo hanno fallito, ormai c'è una sola strada obbligata, quella della crisi del Governo e delle elezioni". E lo stesso Premier, nella ormai consueta diatriba con Fini, non se la sente di contraddirli.
Insomma, Brancher come Celestino V, il ministero (non ecclesiastico) più corto del secolo.

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Politica Nazionale