Comunità giovanili? K.O.

Comunità giovanili? K.O.

Lo scorso anno con una conferenza stampa in pompa magna, alla presenza anche del premier Silvio Berlusconi, il ministro delle Gioventù presentava le “comunità giovanili” appena approvate dal consiglio dei ministri. Era il 9 maggio. Il 7 Luglio quel disegno di legge sulle comunità giovanili, nel silenzio mediatico, era in discussione alla Camera. Il silenzio è durato il tempo di una scazzottata. Alcuni deputati del pdl sono venuti alle mani con Angelo Barbato dell'Italia dei Valori, che ha concluso la seduta al pronto soccorso, dopo essere svenuto in seguito ad un pugno al volto. Ma veniamo ai fatti, soprattutto prima di capire cosa abbia scatenato la rissa in aula, che cosa sono le “comunità giovanili”? Per fare questo rubiamo le parole dello stesso ministro con cui, durante la conferenza stampa dello scorso anno, presentava il disegno di legge “Saranno dei villaggi della gioventù, con campi sportivi, palchi per esibirsi, sale per fare musica, biblioteche, computer. Oasi nelle periferie delle grandi città metropolitane per combattere il degrado”. “Una discriminazione incomprensibile tra le comunità giovanili e le associazioni, meccanismi di accreditamento singolari e su tutto la mancanza di una strategia vera di lavoro sui temi della condizione giovanile” risponde Daniela Sbrollini del Pd che attacca il provvedimento e parla di finanziamenti clientelari per sostenere l'iniziativa. Degli spazi per i giovani, gestiti però non si sa bene da chi, vista la presenza di tante associazioni, centri sociali, cooperative, perfino oratori, che organizzano e gestiscono centri di aggregazione giovanili, culturali che molto spesso hanno le stesse finalità di quelle proposte dal ministro. Ma vediamo altri aspetti controversi. Ad esempio l'istituzione di un osservatorio nazionale per controllare queste comunità, oppure le modalità per ottenere i finanziamenti. “Le Comunità – ha detto la Meloni - vengono promosse con pochi vincoli statutari: assenza di fini di lucro, democraticità dell’accesso alle cariche, elettività delle cariche tra i soci in regola con l’iscrizione, trasparenza di bilancio, assenza di qualunque tipo di discriminazione, indicazione delle finalità della comunità. Tali vincoli sono essenziali per iscriversi al registro nazionale istituito presso il dipartimento della Gioventù e conseguentemente per usufruire dei contributi del fondo comunità giovanili, la cui dotazione è di 5 milioni di euro l’anno”.
"Volere questo provvedimento non per sostenere i giovani, ma la corrente politica sua e di Alemanno e dell'assessore Lollobrigida" sono state queste le parole, pronunciate dall'onorevole Barbato, che hanno scatenato la rissa. Ma anche Alessandra Mussolini, onorevole dello stesso partito del ministro, ma forte oppositrice del ddl in discussione, sostiene di essere stata minacciata da due suoi colleghi, di scranno e di partito.
Tra finanziamenti dubbi, finalità politiche fin troppo esplicite, scazzottate, minacce e faide interne alla stessa Pdl, le comunità giovanili dovranno aspettare ancora qualche anno prima di vedere definitivamente la luce, se mai la vedranno.

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Politica Nazionale