Di Giannantonio mattatore, in un convegno privo di mordente

Di Giannantonio mattatore, in un convegno privo di mordente

L'incontro “Politica e televisione. La lunga anomalia italiana”, l'ennesimo ruotante intorno al rapporto tra politica e televisione, è sembrato particolarmente fuori fuoco, lontano dall'obiettivo che ci si poteva aspettare da questo incontro.
Il convegno partiva dal libro di DeBenedetti, presente all'incontro incentrato proprio su questo tema. In realtà i giornalisti presenti hanno finito per parlare di politica e dello stato della sinistra italiana. Mentre Paolo Di Giannantonio, recentemente cacciato dal Tg1 e invitato all'ultimo per restituire appeal a questo incontro, superata l'iniziale riluttanza, si concede considerazioni sullo stato del Tg1 e sulla sua situazione personale, finendo per essere l'unico momento di interesse dell'intero convegno. Per il resto Specchia e Madron si prodigano in banalità sulla lontananza tra la sinistra italiana e la televisione, sfiorando appena le ragioni di tale differenza, diffidenza e difficoltà, senza mordente e senza particolare convinzione. Da salvare solamente il giornalista straniero, inviato de The Ecnomist e The Guardian il quale sottolinea le differenze con l'estero e la sostanziale e concreta differenza tra i due modelli inglese e italiano, senza però aver il tempo di approfondire, travolto dalle digressioni politiche degli altri ospiti. Le sparate di DeBenedetti, invece, dal suo essere favorevole alla privatizzazione dell'acqua, alla minimizzazione dell'impatto Berlusconiano sugli spettatori attraverso la televisione.
Proposte? Soluzioni? Analisi? Approfondimenti? Nessuno. L'unico interesse? Purtroppo la protesta di DiGiannantonio. Purtroppo perchè per parlare di politica e televisione bisogna parlare di epurati, di casi concreti senza analizzare come 30 anni di televisione commerciale abbiano cambiato il modo di pensare di ragionare degli italiani, anzi sostenendo quasi la tesi opposta. Di Giannantonio sostiene giustamente che un direttore può decidere avvicendamenti nella conduzione del tg, ma non lasciandoli senza incarichi, altrimenti è epurazione. Avrei voluto sfruttare questo articolo per analizzare il sistema televisivo italiano, ma dovrei non parlare del convegno e farne un'inchiesta a parte. Vorrei concludere con la risposta di DeBenedetti a una domanda dal pubblico, riferita alla televisione del pomeriggio, alle proposte di Canale 5. “Perchè esiste solo Canale 5 ormai ci sono un'infinità di canali!”. Complimenti DeBenedetti per il distacco dalla realtà, per la solita analisi snobistica e superficiale di un sistema televisivo molto più complesso e con molte più sfaccettature, soprattutto nelle tipologie di pubblico per ogni mezzo e per ogni canale, rispetto a quello che ha provato a far credere a una sala poco convinta.

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Collaboratore
Festival Internazionale del Giornalismo 2010