DONNE AL POTERE 2
Il secondo incontro del ciclo “Donne media e potere” si apre con una simpatica quanto acuta presentazione delle percentuali di presenza delle firme femminili nelle prime pagine dei quotidiani italiani, effettuata da Cristiani Sivieri Tagliabue, giornalista de Il sole 24 Ore. La ricerca, condotta su 14 quotidiani in una giornata qualsiasi, mostra come le percentuali siano ancora piuttosto basse (siamo al 12,36%) anche se raddoppiate rispetto a quelle dell’anno precedente. Si apre cosi formalmente il dibattito, moderato dal giornalista del Tempo - Angelo Mellone - che propone una restrizione del campo ad alcune linee principali: corpo delle donne,identità e riconoscimento professionale, modello di potere impersonato dalle figure femminili, analisi del caso italiano; linee guida non interamente rispettate dalle ospiti che hanno allargato il dibattito introducendo spunti interessanti di riflessione che partono da una diversa concezione e considerazione delle capacità cognitive della donna per interrogarsi sull’utilità di una reazione, anche minoritaria, rispetto all’attuale stato di cose...italiano si intende.
Maria Paola Rodotà, giornalista del Corriere della Sera, insiste nel considerare l’Italia come il paese più maschilista d’Europa, testimone della forte ruolizzazione che assicura alle giornaliste le rubriche più leggere e ai giornalisti quelle più importanti e impegnative. Laura laurenzi, giornalista di Repubblica, pur riconoscendo di non aver mai subito personalmente discriminazioni all’interno della sua testata, afferma che ancora oggi le posizioni di potere sono ricoperte da uomini. Tiziana Ferrario, giornalista e conduttrice televisiva del TG1, dati alla mano, dimostra come la situazione attuale sia ancora lontana da una parità fattuale. Pur ammettendo il maggior accesso femminile registrato nel mondo della televisione, punta il dito sui ruoli affibbiati alle donne in tv che si inscrivono sui due estremi di una polarizzazione fra il mondo dello spettacolo e quello della cronaca nera (in cui compaiono naturalmente come vittime). Cristina Tagliabue passa invece sinteticamente in rassegna i problemi che incontra una donna nel mondo professionale di riferimento: deve essere collegata/relazionata a qualcuno (della serie figlia di, moglie di, amante di),possibilmente simpatica, sempre a disposizione, in possesso di qualità aggiuntive, di varia natura, rispetto al talento e all’esperienza, ed anche in possesso di questi attributi verrà comunque considerata come intellettualmente inferiore rispetto ai suoi corrispettivi maschili, sia da essi che dal pubblico.
In conclusione ciò che viene auspicato è il ritorno alla costruzione di un sistema sociale che permetta alle donne di avere una vita soddisfacente sotto tutti i punti di vista. Nel mondo intorno a noi qualcosa sta succedendo perché alcune minoranze femministe stanno facendo sentire la propria voce, anche nei paesi più conservatori. Noi invece siamo quasi anestetizzati. E ci viene ancora spontaneo pensare, all’ingresso di una donna di bella presenza in una testata giornalistica : “a chi l’ha data, a chi la dà, a chi la darà” (M. L. Rodotà)