DONNE AL POTERE 3

DONNE AL POTERE 3

Toni più dimessi e dibattito che non riesce a spiccare il volo (almeno dal punto di vista di chi scrive) per il terzo incontro del ciclo “Donne media e potere”, che ha avuto luogo oggi 23 aprile alle ore 16:30 presso il Palazzo della Regione. La piccola Sala della Partecipazione è stracolma, sembra non contenere tutti, eppure, ben prima della fine dell’incontro, le sedie si liberano e l’attenzione cala. Nonostante ciò, la partecipazione del pubblico, quello rimasto, è forte e decisa, molto di più rispetto ai giorni precedenti quando ad esso non è stata data voce. Oggi, invece, attraverso domande, interventi, critiche, c’è stato uno scambio continuo fra ospiti e ascoltatori, forse merito del tema ben più popolare come quello del corpo della donna mostrato in tv, forse merito del moderatore, un simpatico e brillante Massimo Bordin, direttore di “Radio Radicale”, che si preoccupa fin da subito di focalizzare il dibattito su questo specifico argomento, in riferimento al caso italiano. Dopo aver fatto un breve cenno in relazione al primo voto alle donne, al nostro primo ministro donna, Tina Anselmi, e alle prime presenze femminili nel mondo dei media (anche se confinate a rubriche di costume o cultura) cede la parola alle ospiti.
Maria Corbi - giornalista de “La Stampa”- sottolinea la pericolosità insita nel messaggio che si vorrebbe far passare secondo il quale la situazione attuale sia frutto di una progressiva evoluzione in senso positivo, in quanto si tratta di una falsità che crea entusiasmi fallaci e disimpegno. Siamo ancora condannati ai fatturati, oggi come ieri; con parziale eccezione dei quotidiani, ciò significa che per vendere occorre mostrare qualcosa che incontra il gusto del cittadino medio, ovvero il corpo nudo e silenzioso di una bella ragazza. Da questo punto di vista il nostro paese è bloccato. E anche le reazioni sono difficili, anche perché finisco spesso per porre in essere un attacco donna contro donna.
Megan Williams – freelance canadese – ammette a tal proposito come la prima cosa che colpisce i corrispondenti stranieri è la presenza massiccia di donne svestite e mute in tv, donne private di qualsiasi potere, rilevando anche l’insidiosità di tale elemento per l’influsso che questo mass-media continua ad avere nella vita di molte persone.
Lorella Zanardo – consulente e regista del documentario “Il corpo delle donne”- si interroga, insieme a questo saggio visivo da lei realizzato, sulla rappresentazione delle donne nei media all’insegna della sopraffazione di quest’ultime. Dal suo lavoro di analisi sono emersi alcuni topoi ricorrenti: corpo come oggetto, corpo come cornice, tendenza all’umiliazione, scomparsa dei volti delle donne adulte (che a volte tornano ma chirurgicamente stravolte). Questi e altri elementi, che delineano una quasi unicità della rappresentazione della donna come corpo, delineano un unicum italiano che non trova riscontro negli altri paesi dell’Unione Europea. E spengere la tv, continua la Zanardo, non è una soluzione, ma una possibilità elitaria di chi ha delle alternative. Propone perciò in primis una regolamentazione della rappresentazione femminile per una maggiore tutela della dignità della persona, ma anche un innalzamento del livello di consapevolezza dello status quo e un conseguente abbattimento degli stereotipi di genere.
Forse abbiamo anche bisogno di un accrescimento della massa critica, senza la quale i precedenti steps non potranno mai essere raggiunti.

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Collaboratore
Festival Internazionale del Giornalismo 2010