Donne media e potere

Donne media e potere

Alla prima giornata del "festival Internazionale del Giornalismo 2011" ritorna il ciclo di incontri "Donne, media e potere". Ad affrontare queste tematiche attuali più che mai, soprattutto nel nostro paese, quattro grandi esponenti femminili della cultura e dell'informazione italiana: Maria Laura Rodotà (Corriere della sera), Irene Tinagli (Università Carlos III, Madrid), Concita De Gregorio (direttore de L'Unità) e Susanna Camusso (Segretario Generale della CGIL). La sala dei notari è colma di donne giovani e meno giovani, ma anche di tanti uomini.
Come moderatrice dell'incontro, la Rodotà apre subito il dibattito ponendo un quesito fondamentale:come è possibile passare dalle proteste del “Se non ora, quando?” ai fatti?
Secondo la Camusso, è difficile dare consigli o direttive in merito, quello che si può fare è ragionare sul come uscire da uno stato di solitudine che affligge non solo le donne ma tutta la popolazione, vittima del precariato imperante. Il modello del “da soli si fa meglio” non funziona, anzi, fa emergere una condizione di debolezza che oggi è comune a molti italiani, ma soprattutto a molte italiane che finiscono per rinunciare.
La Rodotà continua riflettendo su quanto, nel nostro paese, la “politica degli scambi” abbia influito ulteriormente sulla già difficile condizione della donna che vuole lavorare nell'informazione. A questo proposito è interessante la riflessione della Tinagli che, avendo lavorato per anni negli Usa, ci ha parlato di un modello dove “ci si dimentica di esser donna”. Un modello, questo, ben diverso dalla situazione italiana, dove questa problematica è ancora molto forte e dove “le donne si ritrovano ad essere chiamate in causa solo per parlare di donne”. Il dibattito è continuato analizzando tutte le sfaccettature delle problematiche che affliggono ancora le donne italiane.
L'incontro si è poi concluso con un'intensa riflessione di Concita de Gregorio, la quale si è soffermata sul come, ancora oggi, non venga minimamente messo in discussione che siano le donne a dover gestire lavoro ed esigenze familiari nello stesso momento e non ci siano sufficienti politiche di welfare per venire incontro a queste esigenze. “ E' necessario che siano le donne ad essere una collettività, la percezione della precarietà deve andare da uno a molti per sovvertire l'ordine delle cose”.

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