È questione di fiducia: dialoghi sul futuro dell'informazione
PERUGIA – Ancora una volta internet è al centro del dibattito. Il Festival Internazionale del Giornalismo dedica l'ennesimo convegno sul futuro dell'informazione. In poche parole, la fiducia vien navigando.
Oggi il vecchio motto sugli articoli “non li mandiamo in stampa se le notizie non sono vere” è crollato e le sue conseguenze sono davanti agli occhi di tutti. I giornali riempiono le loro pagine di fatti che potremmo definire 'gonfiati' o, nelle peggiori delle ipotesi, addirittura inventati. Ed ecco che la nuova speranza si trasforma in fiducia tramite internet. “In passato credevamo che i giornalisti nei media tradizionali fossero la voce della verità e molti si fidavano in modo assolutamente cieco. Oggi, proprio perché esiste internet, abbiamo più forza perché possiamo andare a controllare le fonti, la veridicità delle notizie. Negli Stati Uniti molte organizzazioni si occupano di controllare le informazioni e l'autorevolezza dei giornalisti”, ha commentato Mark Glaser (direttore di Mediashift).
Come costruire una comunità che si fida di quello che scrivono i giornalisti? Luca Sofri (ilpost.it) prova a rispondere alla domanda di Justin Peters (Columbia Journalism Review online): “L'accessorio principale è l'affidabilità di quello che tu racconti. Penso che sia molto importante raccontare le cose affidabili e creare un rapporto di complicità con i propri lettori. È un po' come il ruolo del Dj dove chi lo ascolta apprezza la sua musica e si fida delle sue scelte. In Italia questa fiducia si è completamente persa”. Secondo Sofri gli unici due esempi che tengono in vita questo rapporto sono Il Foglio e l'Internazionale. Il commento di Mark Glaser non si discosta molto da quello del giornalista italiano: “Ho apprezzato molto l'immagine del Dj fornita da Luca. Adesso c'è l'opportunità per i giornalisti di creare un rapporto con i propri utenti che è assolutamente diverso rispetto al passato. Si crea un rapporto più stretto, più umano, tra il giornalista e il lettore”. I blog o i social network introducono un'innovazione in questo senso. “Il ruolo del link è una novità fondamentale del giornalismo per dare un contesto alla notizia. Questo è un modo di aprire alla partecipazione. Devono aumentare i link. I lettori sanno che ci sono altre fonti, vogliono riuscire a sperimentare tutto il web e non sentirsi limitati”, ha affermato Megan Garber (Columbia Journalism Review online).
La fiducia si crea per mezzo della credibilità delle notizie e l'autorevolezza del giornali, ma il problema riguarda l'attendibilità dei fatti. È una questione che coinvolge sia l'informazione cartacea che digitale. “Guadagnarsi la fiducia su internet richiede molto lavoro. Una signora mi ha detto che non si fida di una notizia che viene vista solo una volta: è una buona regola, bisogna ricevere conferma ripetutamente” ha commentato Mark Glaser. Secondo Megan Garber l'aspetto più importante è “l'alfabetizzazione sui media”. Esistono molti esempi di false notizie che hanno conquistato le prime pagine dei giornali e altrettanti esempi di mancate smentite. “C'è un'incapacità di affrontare i propri sbagli e di essere messi in discussione”, anche se molto spesso – secondo Sofri – i giornalisti vivono “in un capriccioso assedio permanente” di chi li giudica anche di fronte a un minimo errore. La colpa, però, è di un mondo dell'informazione che fa a gara tra chi scrive per primo la notizia e questo comporta meno attenzione sui contenuti. “Io penso che sia un bene che le persone cerchino di correggere quello che viene pubblicato nei media. Chi scrive deve essere cosciente che l'errore ci può stare. Lo stesso vale per i lettori. Quando c'è un rapporto più stretto tra giornalista e lettore non accadrà questo, la sintonia eviterà il conflitto”. Proprio così, il futuro dell'informazione è una questione di fiducia.