Giovani drogati e giornalisti contenti.
Perugia è di nuovo sulla cresta dell'onda.
Pronti per il modellino del bosco, del centro storico, della macchina e del Red zone?
Io no.
Elisa è morta di freddo, di droga e probabilmente era un'ottima ragazza, gentile, onesta. Una ragazza normale come molti di noi.
Ma purtroppo, la sua fine verrà strumentalizzata. Il feticismo della cronaca nera ci attaglia, ci invade, ci tiene fino alle ore piccole di fronte al piccolo schermo.
Ci fa credere che siamo in pericolo. Fa credere ai nostri genitori che qualche spacciatore ci convincerà a drogarci, ad ucciderci a trasformare gli anni dell'università in deliri alcolici a base di allucinogeni e sesso.
Ci fa credere che se ci facciamo una canna, tra solo qualche mese potremmo essere noi a ritrovarci assiderati in un bosco.
Cazzate.
Nonostante il macabro amore che da Cogne in poi dilaga nelle case degli italiani. La morte per droga non è all'ordine del giorno nelle città universitarie. Perugia non è la patria dell'oroina né un melting pot di studenti dissoluti. Perugia è una città come tante altre, sicura e pericolosa. Popolata da buoni e cattivi. Con eventi culturali e festini.
Tutto nella norma.
Cari parenti di Elisa. Tenete il vostro dolore al sicuro delle vostre mura domestiche. Vi prego non permettete che il feticismo della cronaca, ancora una volta, strumentalizzi una morte.
Il machiavellismo dei giornalisti potrebbe inventare di tutto pur di non parlare del premier.