Guerra, Bugie e TV
Oggi 13 Aprile ha avuto inizio Il Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia; una serie di incontri per le scuole (e non solo) è cominciato presso la Sala dei Notari, primo documentario mostrato “ Guerra Bugie, e Tv” del giornalista Amedeo Ricucci. Il documentario racconta la vicenda del piccolo Mohammed Al Dura; nove anni fa il cameraman Talal Abu Rhama filmò la morte del piccolo a mano dell’esercito israeliano. Il bimbo morto a colpi di mitra, accanto al padre che implorava pietà, divenne il simbolo della Seconda Intifada. Quel video venne reso pubblico dal giornalista francese Charles Enderlin per la tv francese France2, da quel momento seguì una lunga polemica politico-mediatica sulla veridicità del video, su l’identità degli esecutori della morte del bambino, sino in alcuni casi a smentire la morte stessa del bambino. Ne seguì un caso legale oltre che mediatico sulla autenticità delle immagini mostrate; il documentario di Amedeo Ricucci ricostruisce la vicenda dando voce ai suoi protagonisti, tra cui il papà del piccolo Mohammed che mostra alle telecamere i segni sul suo corpo di quel tragico giorno. Ricucci apre un dibattito su un tasto dolente per l’informazione e la sua dignità, punta il dito su come molto spesso i media diventino veicolo politico, manipolatori della realtà. Il documentario mostra immagini che hanno fatto la recente storia contemporanea e hanno contribuito soprattutto a formare un determinante pensiero nell’opinione pubblica a favore molto spesso delle missioni diplomatiche condotte dai leader mondiali; esempi di tali manipolazioni sono immagini che hanno girato il mondo e sono entrate a far parte di un bagaglio culturale internazionale: la caduta di Saddam Hussein; il massacro di Srebrenica nella ex-Jougolavia, la caduta di Ceausescu; il sensazionale sbarco, durante l’operazione “Restore Hope”, delle truppe americane del 93 sulle coste somale. Il giornalista nelle conclusioni finali cita il caso recente della guerra in Libia e la falsa notizia delle fosse comuni, esprimendo una certa reticenza nei confronti del citizen journalism sostenendo la sua non verificabilità, ma come dimostra il suo documentario “Guerra, Bugie e Tv” gli stessi giornalisti professionisti sono spesso autori di falsi o accusati ingiustamente di tale crimine come nel caso del piccolo Mohammed, l’unico mezzo per verificare l’autenticità che resta agli utenti è quello del buonsenso e di una buona capacità critica, e dall’altra parte gioca un ruolo fondamentale il pluralismo dell’informazione, bene essenziale ed indispensabile in un mondo civile.