I giornalismi universitari: il nuovo mondo dell'informazione studentesca.

I giornalismi universitari: il nuovo mondo dell'informazione studentesca.

Quello del giornalismo universitario è sicuramente uno dei temi che più direttamente riguardano questo giornale e i suoi collaboratori. Per questo sono andata con un certo entusiasmo al laboratorio tenutosi alla Sala Lippi, dove erano presenti alcuni dei più significativi esponenti dei media universitari. Per essere più precisi ecco i loro nomi: Jessica Cammarago di L'UniversitArea, Nicola Cappelli di Orizzonte Universitario, Roberto Chibbaro di Unimagazine, Gioia Lovison di RadUni e Romeo Perrotta di Ustation. Quelli appena citati sono tutti giornali o radio che si sono sviluppate nel contesto dell'università e che nel mondo universitario continuano a crescere. L'incontro è iniziato con una breve presentazione degli ospiti e dei loro lavori e poi è proseguito ponendo l'accento su come in questi anni i media all'interno degli atenei italiani si siano sviluppati in modo esponenziale e di come questi possano contribuire a portare un valore aggiunto all'informazione e ai giovani. Gioia Lovison ha sottolineato come dal 2006 ad oggi le radio universitarie che collaborano con RadUni siano passate da quattro a ventiquattro, crescita importante se si considera il breve periodo temporale in cui questa si è verificata. Cappelli di Orizzonte Univesitario si è soffermato su come le radio e i giornali universitari dovrebbero concentrarsi meno sul making news e più sull'approfondimento, in modo da distiguersi dai media tradizionali. A proposito di ciò è stato fatto l'esempio di un'inchiesta sulle residenze universitarie e sulla sicurezza delle strutture, realizzata da Ustation e, con sfumature diverse, anche dagli altri media presenti al convegno. Ci si è domandato come mai, specialmente dopo la tragedia della casa dello studente a L'Aquila, nessun grande quotidiano abbia affrontato il tema della sicurezza all'università. Non è mia intenzione fornire risposte azzardate o non confermabili, ma credo che il perchè i "grandi" giornali non realizzino inchieste del genere sia riscontrabile di per sè già nella loro natura di quotidiani italiani: caratterizzati come si sa da connessioni forti col mondo politico ed economico del Bel Paese. E proprio per questo restii ad affrontare tali temi. Insomma, onestamente parlando il giornalismo italiano non si può proprio definire investigativo (a parte rari casi). Si è inoltre specificato che è attraverso inchieste come questa che il giornalismo universitario si debba differenziare dal giornalismo classico. E su questo concordo.
Il dibattito è poi continuato ponendo l'accento sulla diversità dei giornali universitari italiani da quelli di altri paesi del mondo; è stato fatto l'esempio dell'America, in cui i giornali universitari sono di dimensioni notevoli e soprattutto costituiscono una piattaforma di lancio per i futuri giornalisti del New York Times &co. E anche qui è nata spontanea la domanda: perchè in Italia non è così? A me nasce spontanea questa risposta: considerando la situazione giornalistica italiana e anche quella universitaria un fatto del genere non è assolutamente possibile. Per diventare giornalisti in Italia bisogna prima diventare pubblicisti e poi sostenere l'esame di stato per essere considerati professionisti e poi iscriversi all'albo. Quando si esce da una radio o da un giornale universitario tutti o quasi sono ancora studenti e chissà quando riusciranno a diventare veri giornalisti. Quindi come è possibile che vengano assunti da grandi testate? Al limite possono essere presi come stagisti non pagati.
Concludo dicendo che comunque l'incontro è stato interessante perchè si è notato come sempre più giovani si avvicinano al mondo del giornalismo universitario, con i sogni e le speranze di trattare temi che a loro interessano veramente, e soprattutto con l'auspicio di trarre da un'esperienza del genere un bagaglio tecnico e culturale che li potrà aiutare in futuro.

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Collaboratore
Festival Internazionale del Giornalismo 2010