Il calcio come un tango tra passione e malinconia
a cura di Oscar Giambitto
La stagione di prosa 2019/2020 del Teatro Morlacchi di Perugia, continua con lo spettacolo Tango del calcio di rigore in scena da martedì 26 febbraio a domenica 1 marzo. La drammaturgia di Giorgio Gallione è ispirata alla narrazione del calcio, quale fenomeno sociale e storico, per indagare cosa c’è dietro alle proiezioni e alle passioni che il calcio suscita. Il corpo principale della messinscena è occupato dal racconto dell'inquietante Mondiale di calcio del 1978, giocato nell'Argentina post golpe militare.
A quarant’anni di distanza da quei giorni un adulto di oggi, bambino patito di calcio di allora, tenta di recuperare storie di foutbol e riavvolge il nastro tra mito, realismo magico e realtà storica. Il 25 giugno 1978, all’Estadio Monumental di Buenos Aires si disputa la finale dei mondiali di calcio Argentina-Olanda; l’Argentina deve vincere a tutti i costi. Seduto in tribuna d’onore c’è il generale Jorge Videla, al potere dalla notte del golpe del 24 marzo 1976, e accanto a lui c’è il suo amico personale Licio Gelli, il Venerabile della loggia massonica P2. La partita finisce 3 a 1 per i padroni di casa e si conclude con una festa di cieca rimozione di tutto ciò che succede in Argentina in quell’anno: morte, tortura, desaparecidos (di cui sono simbolo le donne di Plaza de Mayo), doping, paura e corruzione che coincidono con l’apice della popolarità e della dittatura Videla.
I toni e i registi mutano in modo repentino, quasi estranando lo spettatore, e rivivono sul palcoscenico le vicende di personaggi imprevedibili come il figlio del cowboy Butch Cassidy che arbitra, pistole alla mano, un surreale campionato giocato in Patagonia nel 1942. Segue la ‘prima guerra del football’, sobillata dalla CIA e combattuta nel 1969 tra Salvador e Honduras e l’episodio del rigore più lungo della storia del calcio, protagonista suo malgrado Gato Diaz, anziano portiere dell’Estrella Polar. E infine la storia di Francisco Valdes, capitano del Cile, costretto dai militari di Pinochet a segnare un gol senza alcun avversario in campo.
Le vicende non sono recitate ma evocate e le voci narranti si fondono con le note delle canzoni che, quasi come degli intermezzi musicali, conferiscono maggior pathos alla narrazione. L’armonia è data da un cast di livello costituito da una triade d’esperienza: Neri Marcorè, Ugo Dighero e Rosanna Naddeo, affiancata dal duo giovane: Fabrizio Costella e Alessandro Pizzuto amalgamati con straordinaria naturalezza. Tango del calcio di rigore è uno spettacolo molto forte, che mette sotto i riflettori un momento storico culturale mondiale tenuto fin troppo all’oscuro dai media e arricchisce lo spettatore non solo per le nozioni storiche ma anche per la qualità del teatro messo in scena. Il motivo civile, tra leggenda e realtà, mette in luce come spesso ‘lo sport è usato dal potere come subdola forma di occultamento della realtà o raffinato strumento di oppressione’.