Il canto popolare ammalia il Morlacchi
Giovanna Marini e il Coro di canti popolari della Scuola di Musica di Testaccio, riempiono il Teatro Morlacchi, portando gli spettatori in un viaggio attraverso l'Italia e la sua musica popolare.
Il concerto, organizzato dall'Associazione PerPerugia e oltre con la collaborazione dell'Assessorato alla Cultura e Politiche Sociali del Comune di Perugia, ha visto una nutrita partecipazione di pubblico, con posti esauriti in platea e nei palchi del Teatro Morlacchi, con grande soddisfazione degli organizzatori. Tra canti popolari e canti della tradizione religiosa "che la chiesa ha negli anni proibito" come ha raccontato la stessa Giovanna Marini, il pubblico è stato travolto dai canti del coro della scuola di Testaccio, bravo nel mischiare i dialetti di tutta Italia, con un omaggio particolare ai canti della Valnerina e della tradizione umbra. La maggior parte dei canti popolari, come ha spiegato sul palco la Marini, hanno una tradizione prevalentemente orale e solo grazie al lavoro di studio che lei e il suo gruppo, ma che anche molti studenti di etnomusicologia stanno compiendo per tutta Italia, possono essere salvati e tramandati alle nuove generazioni. Sono canti meccanici, che accompagnavano prevalentemente il lavoro delle mondine o degli operai. "Il canto politico è una canzone inventata, che nasce sul momento, per l'occasione con parole adatte alla situazione da cantare" ci ha spiegato Giovanna Marini, nell'intervista realizzata prima dell'inizio del concerto. "Il canto popolare ha una radice antica, classica senza sapere di esserlo, che molto spesso riprende e si ricollega alla vena lirica Italiana".
"Quale tradizione mi ha più colpito? - ci dice la Marini - sicuramente i lamenti, le urla, i pianti funebri della tradizione meridionale italiana. Il dolore, il lamento di queste donne ti colpisce nel profondo".
Una tradizione del nostro paese, che per circa 90 minuti è tornata in scena e in auge sul palco del Teatro Morlacchi di Perugia