Il giornalismo d'inchiesta all'italiana.
Il convegno sul giornalismo investigativo che si è svolto alla Sala delle Colonne ha visto come protagonisti tre dei più importanti (e rari) giornalisti italiani che si occupano di inchieste. Erano infatti presenti in sala Lirio Abbate e Emanuele Fittipaldi de L'Espresso e Carlo Bonini de La Repubblica. I giornalisti hanno iniziato il dibattito chiarendo il concetto di giornalismo d'inchiesta: è un tipo di giornalismo che si pone come modello di controinformazione, è un meccanismo con il quale si rivela ciò che è ignoto all'opinione pubblica e i meccanismi che stanno dietro a fatti già noti. I tre esperti hanno anche sottolineato che si tratta sicuramente di un tipo di giornalismo più faticoso degli altri, ma che però è anche il più divertente. Certo non sempre, perchè a volte può succedere che dopo aver dedicato settimane ad un servizio si renda necessario mollare il tutto perchè non si arriva al punto della situazione o non si possa provare la tesi che si sta cercando di sostenere. Una seconda parte dell'incontro è stata dedicata alla situazione del giornalismo investigativo italiano, che si trova in totale contrapposizione con il giornalismo d'inchiesta di altri paesi, come gli Stati Uniti. Qui infatti esistono delle speciali "redazioni investigative" all'interno di ogni quotidiano, le quali cercano di portare luce e verità in faccende poco chiare. Inoltre in America questo tipo di giornalismo è molto incoraggiato dagli editori e dai proprietari dei giornali. Come è facile immaginare la situazione in Italia è diametralmente opposta. Non esistono redazioni investigative e di sicuro non potranno esistere a breve, perchè nel nostro paese il giornalismo investigativo è considerato un lusso che pochi possono permettersi, è un'iniziativa "tollerata" e non di certo consigliata. Questo per l'ingente costo in termini di tempo e denaro che richiede, inoltre perchè non si può mai essere certi del risultato fino alla fine e ovviamente perchè il legame che i giornali italiani hanno con il mondo della politica rende tutto più difficile.
Dopo una lunga disquisizione teorica i giornalisti sono passati ad analizzare il campo pratico delle inchieste. Hanno affermato che i mezzi assolutamente indispensabili per poter fare il iornalismo investigativo sono le fonti. Più precisamente le fonti aperte e le fonti chiuse. Le prime sono quelle fonti alle quali si può attingere per entrare in possesso di notizie note, accessibili a tutti. Le seconde invece sono quelle fonti che permettono ai giornalisti di avere notizie in esclusiva, notizie che nessun altro ha. E qui entra in gioco la parola chiave del giornalismo d'inchiesta: originalità. Ovvero le notizie e le informazioni alle quali il giornalisa accede devono appartenere solo a lui, e lui le deve custodire come qualcosa di molto caro, senza rivelare mai (tranne rari casi previsti dalla legge) da dove vengono. Da qui una delle leggi fondamentali del giornalista d'inchiesta: se si vende la propria fonte si perde la propria credibilità.