Il Teatro Morlacchi rialza il sipario

Il Teatro Morlacchi rialza il sipario

Il Teatro Morlacchi rialza il sipario
“Un grande onore, ma un grande coraggio”
 
a cura di Oscar Giambitto e Francesca Cappelli
 
La riapertura delle porte del Teatro Morlacchi simboleggia, in questo momento storico, un magico riavvio per tutti gli appassionati del mondo dello spettacolo. Dopo più di un anno di chiusura, si ha la possibilità di assistere ad uno spettacolo teatrale, nel rispetto delle misure previste dal regolamento anti-Covid. Lo spettatore si trova dunque di fronte ad un teatro nuovo, come non lo avrebbe mai immaginato.D’altronde, chi si sarebbe mai aspettato di accedere al teatro dagli ingressi laterali e non da quello principale, sostando nell'affollato fuaiet o sgomitando per battere il suono della campanella e ritirare il biglietto all’ultimo minuto. L’accesso è consentito unicamente per raggiungere i palchetti, un teatro dall'alto, dove la platea scompare e quasi per incanto si trasforma in palcoscenico.La chiave della maschera che apre il palchetto assume un nuovo significato perché, varcando quella piccola soglia, ogni dettaglio si connota di un nuovo significato. Gli spettatori, muniti di mascherina, sussurrano al loro unico accompagnatore d'occasione (rispettivamente congiunto, altrimenti il palchetto è garantito ad personam) e si sporgono leggermente per carpire un dettaglio. Ciascuno si sofferma ad osservare e così un qualsivoglia ornamento (dal sipario storico all’orologio), diventa epifanico, evoca il ricordo di momenti che sembrano ormai così lontani. Si spengono le luci, lo spettacolo sta per iniziare. I personaggi entrano e si alternano su un grande palcoscenico, dove le vie di fuga adiacenti alla platea si trasformano in nuove quinte.

Una menzione particolare alla regia: la compagnia, seppur numerosa, è stata coordinata sulla scena nel rispetto del distanziamento. Questo ha dato ampio spazio all’immaginazione dello spettatore, costringendolo ad evitare distrazioni per seguire il ritmo della rappresentazione. Le scene corali si avvalgono di escamotage tecnici (luci, suoni), propri della macchina teatrale, e la scenografia mobile diventa una vera protagonista.Un'interazione senza tangibile contatto e tra gli attori in scena e tra gli spettatori nei palchetti, ma accomunati dalla medesima emozione, dallo stesso battito di cuore nella possibilità di ritornare a teatro.  La compagnia, alla prima nazionale, ha accolto l'applauso finale del pubblico con le lacrime agli occhi. Quell'applauso della quarta parte che è l’essenza stessa del teatro.