Inter-connettere la diversità di lingue e culture online
Nell’era di internet, dell’annullamento dei confini e della globalizzazione, cosa è cambiato nella qualità e quantità di informazioni che riceviamo quotidianamente? Siamo veramente partecipi di quanto accade nel resto del Mondo? E come vengono superate le barriere linguistiche?
Se internet ha agevolato il ruolo del giornalista soprattutto per quanto riguarda il reperimento di informazioni anche a grandi distanze, tuttavia la lingua costituisce ancora una barriera per quanto riguarda l’accessibilità a notizie provenienti da Paesi non occidentali. Questo è quanto affermato da Nicola Bruno, giornalista di Totem, società di web contents e web design fondata da Franco Carlini dodici anni fa. Da un’indagine compiuta da Totem nel 2006, risultò che l’avvento di internet e l’annullamento delle distanze non aveva influito sulla quantità e qualità di notizie pubblicate dai maggiori quotidiani occidentali su tre conflitti ritenuti chiave: Darfur, Colombia e Kashmir. Il problema risiede nel fatto che le notizie reperibili sui principali mezzi di comunicazione occidentali continuano ad essere prodotte da agenzie occidentali, scritte e riportate da un punto di vista che non può che essere “occidentocentrico” (Bruno cita l'esempio del termine “terrorista”, utilizzato dai principali quotidiani europei e statunitensi per riferirsi ai resistenti colombiani, contrapponendolo al termine “guerrigliero” utilizzato, sempre in riferimento ai resistenti colombiani, dal quotidiano argentino La Nación).
Al fine di ovviare ai limiti dei grandi media, nascono e si diffondono su internet altri strumenti di informazione quali blog e portali indipendenti, progetti globali centrati sull’idea di “citizen media”. Tuttavia, è spesso difficile districarsi tra i numerosi blog, sia per l’enorme quantità di informazioni contenute in rete, sia a causa delle barriere linguistiche che spesso ci legano, inevitabilmente, ai siti redatti nella nostra lingua madre. A questo proposito, partecipano al dibattito Bernardo Parrella direttore di Global Voices italiano, Marc Herman di Translation Exchange Project, David Sasaki di Rising Voices, e Portnoy Zheng co-direttore di Lingua.
Strumenti quali Global Voices nascono proprio al fine di aggregare e riordinare le miriadi di informazioni contenute nei blog di tutto il mondo, selezionando articoli, traducendoli e rendendoli accessibili a tutti. Global Voices si avvale di un team di autori, coordinatori regionali e traduttori volontari e della collaborazione di bloggers sparsi in diversi Paesi del mondo. E, proprio a proposito dei traduttori, fa notare David Sasaki, è molto importante tenere a mente la distinzione tra “social translation” e “professional translation”. Ciò che caratterizza i collaboratori linguistici di mezzi quali Global Voices è l’appartenenza alla prima tipologia, quella cioè di traduzione “sociale”, slegata dunque da logiche professionali e di profitto.
David Sasaki fornisce un interessante rassegna di strumenti che, alla stregua di Global Voices, si occupano di raccogliere e tradurre articoli e notizie in rete: cafebabel.com, piattaforma multilingue europea; TED, nata originariamente come conferenza in California e il cui scopo è ora quello di “diffondere idee”; Jaqi-Aru, nata allo scopo di diffondere su internet la lingua aymara; e così via.
Un’informazione diversa, un’informazione partecipata, un’informazione globale ma, allo stesso tempo no-profit, distante dalle logiche politiche e economiche è possibile.