L'alfabeto delle emozioni al Teatro Morlacchi

L'alfabeto delle emozioni al Teatro Morlacchi

Le emozioni solo l’unico linguaggio in cui non si può bleffare, eppure il lessico per esprimere questo codice appare sconosciuto. È possibile dare un nome ai nostri stati d’animo?
Questo è il quesito che, come un filo immaginario, lega le lettere dell’‘Alfabeto delle emozioni’ di Stefano Massini andato in scena al Teatro Morlacchi di Perugia il 22 ottobre.
 
Si ovattano le luci, su un placo spoglio e una platea gremita di spettatori, e inizia così un viaggio alla scoperta delle emozioni. Un viaggio guidato dalle lettere che, estratte a sorte da un baule, si tramutano in storie, ritratti, volti e voci lontane di gente sconosciute. 
 
Ad ogni lettera corrisponde un’emozione (P come Paura, F come Felicità, M come Malinconia) e a ciascuna emozione la sua antitesi che, a sua volta, sembra coincidere con il suo ossimoro. 
Esse invadono la mente e il cuore dello spettatore che si ritrova così in un cieco labirinto, dove l’analfabetismo emotivo la fa da padrona e per uscire non resta che affidarsi alla voce del narratore.
 
La quale voce scuote l’animo e lo induce alla riflessione, alla scoperta della fragilità dell’essere umano che il più delle volte è solito cucirsi addosso un abito che non gli appartiene, ma che un sarto ha voluto per lui. E quel sarto cuce secondo le aspettative, desideri o i fattori marginali che assumono rilevanza agli occhi dei più. 
 
Solo imparando a chiamare le emozioni con il proprio nome è possibile uscire dal labirinto e capire chi sé è, perché “siamo ciò che proviamo”. 
 
A cura di Oscar Giambitto