Lavoro: c'è ancora posto per i giovani?

Lavoro: c'è ancora posto per i giovani?

La risposta alla domanda contenuta nel titolo del workshop che ha avuto luogo alla Sala Lippi sembra scontata.
L'incontro "Lavoro: c'è ancora posto per i giovani?" ha visto protagonisti Lucio Battistotti- direttore Commissione Europea, Andrea Bollino-docente di economia, Carmen Nettis-Eures, Lorenzo Robustelli- EU News, Luca Visentini- segretario generale della Confederazione dei Sindacati Europei e Tonia Mastrobuoni- La Stampa. La giornalista Mastrobuoni, moderatrice dell'incontro, apre il dibattito con una notizia fresca: in Spagna si è arrivati ormai a 6 milioni di disoccupati, perchè? E, soprattutto, come mai ci sono così immense differenze fra i dati sull'occupazione di paesi come la Spagna e l'Italia e altri come la Germania? Il primo a prendere la parola è il sindacalista Visentini, che si dice convinto nel dare la colpa di ciò sia ai sindacati che alle imprese. Il professor Bollino guarda invece la situazione da un punto di vista più generale: per poter contrastare la disoccupazione giovanile e non solo, occorre attuare grandi cambiamenti macroeconomici, senza di essi risulterà inutile qualsiasi riforma del lavoro, perchè "non si possono fare riforme se non ci sono le risorse per sostenerle". Le riforme del lavoro e delle politiche economiche riguardano ovviamente i singoli governi degli stati e l'Unione Europea, ed è a questo punto che prende la parola Lucio Battistotti, che sinceramente ed in poche battute sottolinea come all'Unione Europea e ai suoi stati membri manchi la capacità di avere una visione condivisa del futuro. E Battistotti elogia Eures, sottolineando come le istituzioni dovrebbero attivare più progetti simili a questo. Ma cos'è Eures? Lo spiega Carmen Nettis: Eures è l'acronimo di "rete europea servizi pubblici per l'impiego" e ha come scopo quello di favorire il job placement fra tutti i cittadini europei. Chi cerca lavoro può guardare fra i migliaia di annunci di Eures e trovare quello che più gli si addice. Certo, essere disposti ad uscire dal proprio paese natale è una condizione fondamentale.
Insomma, tornando alla domanda posta nel titolo dell'incontro, sembra che la risposta al momento sia no; ma almeno sappiamo che c'è qualcuno che sta lavorando per farlo diventare un sì.

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