L'ho letto sul telefonino: il futuro prossimo dell'informazione mobile.

L'ho letto sul telefonino: il futuro prossimo dell'informazione mobile.

Raffaele Mastrolonardo, giornalista di Totem, ha deciso di fare un esperimento particolare: informarsi per una settimana solo tramite Iphone. Si è precluso quindi all'informazione via web, via televisione, via radio e cartacea. Sei applicazioni per Iphone, quelle del Corriere della Sera, di Repubblica, della Stampa, del Guardian, del New York Times e del LeMonde, sono state la sua unica fonte. “In mezza giornata sono riuscito ad adattarmi al nuovo tipo di informazione. Grazie anche al fatto che tutte le applicazioni, in realtà, sono molto simili. A scapito dell'originalità, ma a vantaggio del lettore”, afferma Mastrolonardo. Il risultato, comunque, è stato che già al terzo giorno risentiva di una sorta di “sindrome da claustrofobia informativa”. Infatti, solo LeMonde e il New York Times hanno link esterni a cui poter accedere. In più, anche all'interno delle applicazioni è ravvisabile questa sensazione, a causa della mancanza degli articoli correlati, che permettono al lettore di capire l'intera vicenda anche a partire dall'ultima news. Un merito, in particolare, bisogna concederlo a Repubblica per la funzionalità “MyNews” che individua gli argomenti a cui si è interessati e per i quali, poi, si viene avvertiti. Pecca non trascurabile, invece, è il prezzo. Dai 2,99 euro per il Guardian ai 4,99 euro di Repubblica. “Nessuna vale così tanto, senza considerare la spiacevole sensazione di avere contenuti destinati ad altri format”, conclude.
A seguire, l'intervento di Gianluca Diegoli, blogger che si occupa di marketing, il quale ha lanciato una provocazione ai suoi lettori con un post dal tema: “Le news sono merci e le conversazioni sono un mercato”. Contrapponendo, quindi, al mercato oligopolico delle news (basti considerare le consistenti barriere all'ingresso), l'universo internet. Conclusione? Il mercato di internet è di concorrenza perfetta. E pertanto è difficile far sì che i lettori paghino un prezzo. Si ha, dunque, il presentimento che l'internet mobile sia santificato dagli editori, per una semplicità di protezione e per l'opportunità di ritagliarsi “una fetta di territorio”. Ma, “una guerra tecnologica contro chi non vuole pagare porterebbe alla pirateria, e al contrario, c'è anche il rischio che tutta l'informazione si ritrovi, poi, in mano agli autori delle barriere stesse”, afferma il blogger, il quale sostiene che una persona sarebbe pronta a pagare solo nel caso in cui i giornali prendano in considerazione l'opinione dei lettori e creino, quindi, una community.
Luca Tremolada, giornalista del Sole24ore, ribatte, invece, dichiarando che un eventuale pagamento sarebbe concepibile solo in considerazione del “background”, per cui, la sfida degli editori non dev'essere quella di creare versioni mobili, quanto quella di dare opinioni personali e discutibili sulle notizie.
Natascia Edera, blogger e esperta conoscitrice dei clienti di servizi, quali l'internet mobile, afferma, invece, quanto gli stessi considerino la notizia diversa dall'informazione. Quest'ultima, infatti, sarebbe molto più legata al contesto d'uso personale. Sostanzialmente, quindi, bisogna conoscere il proprio target. Così, l'informazione non ha più valore per la sua “freschezza”, quanto per la sua capacità di permanere e essere facilmente fruibile.
Sembra, dunque, che l'iphone sia la nuova frontiera, che Apple si sia accorto prima di altri quanto sia sfruttabile tutto questo per creare un business e che il mercato, bene o male che sia, risponda positivamente. Magari, nascendo nuovi ruoli nell'editoria, quali gli aggregatori, ma anche gli stessi creatori di “app”, si risolve anche il problema della precarietà, se va bene, di questo campo. Insomma, una speranza in più.

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Collaboratore
Festival Internazionale del Giornalismo 2010