Luca Valtorta intervista Carmen Consoli
La sera della prima giornata del Festival Internazionale del Giornalismo è stata arricchita dalla presenza di un’applauditissima Carmen Consoli, intervistata in esclusiva, presso il Teatro Pavone, da Luca Valtorta, direttore di XL di Repubblica. Davanti ad una platea gremita di giovanissimi la cantantessa, ha raccontato cosa si cela dietro la sua musica, quale retroterra ispira le sue opere e quale scavo interiore sta alla base di ogni suo disco. La Consoli ha perciò offerto a tutti i presenti il lato più intimo di sé, per la prima volta davanti ai microfoni, parlando della sua famiglia, di suo padre e della passione di questi per gli uccelli, della società piccolo borghese di una Catania che aveva e che ha perso – a detta della stessa – un fermento culturale e intellettuale invidiabili, il tutto arricchito da una certa ironia e da un velato sarcasmo. Così ha potuto spiegare come nasce “Mandami una Cartolina”, scritta di getto a meno di un mese dalla morte del padre. In seguito un tema su cui la Consoli si è soffermata particolarmente, rubando anche la scena all’intervistatore di Repubblica, è stato quello della situazione culturale e musicale in Italia. Oggi giorno non esistono più luoghi e spazi in cui poter suonare o esprimersi artisticamente, dal momento che la TV, che ha ancora un ruolo preponderante nella vita del Paese, non offre nient’altro che erotismo, producendo solo controcultura. L’Italia, secondo la Consoli, è ad oggi un paese fermo, che resta a guardare impassibile, senza obiettare, con omertà. Lungi dal volersi occupare di politica, parla di un Paese prono, talmente avvezzo alla corruzione da tollerarla, e lo fa citando molti esempi e temi trattati anche nelle sue canzoni. Non risparmia nessuno la Consoli, neppure i giornalisti. Anzi proprio nella prima serata del Festival, lancia una provocazione alla carta stampata che, come gli altri, segue inerte l’andazzo, non approfondisce più nulla, tendendo, al contrario, fin troppo alla sintesi. Anche il panorama musicale italiano non è roseo. Infatti al di là della crisi della discografia, non ci sono più idee, «non sogniamo più» -sostiene la stessa- e di conseguenza mancano gli argomenti per le canzoni. Il quadro generale così delineato non è certo incoraggiante, ma dalle parole della Consoli emerge una speranza, quella di poter cambiare lo stato di cose, credendo nel potere della cultura, delle proprie tradizioni e della musica.