Non tutto può essere perfetto...
Confesso. Ieri sera ho fatto l'italiano. L'unica mia, parziale, scusante l'aver sfruttato le falle del sistema organizzativo del grande evento del venerdì sera. Il primo dei tre a potenziale grosso richiamo di queste giornate “giornalistiche”. Al teatro Morlacchi sono sbarcati in massa i padri del progetto “Fatto quotidiano”, primo fra tutti Marco Travaglio, che smuove le masse meglio di una rockstar. Per chi non conosce Perugia l'entrata del teatro si trova su una via stretta, aperta al traffico con due sbocchi, su una piazza da un lato e su un intrico di altre vie. La maggior parte delle persone proviene dalla piazza. Arrivato nella suddetta piazza, la trovo poco affollata, la gente è accalcata davanti alla porta d'ingresso del teatro. Non ci sono transenne. Non ci sono cordoni di volontari o di staff dell'organizzazione. Non ci sono vigili o poliziotti ad organizzare la situazione. Solo caos, solo persone. Allora, inizialmente anche inconsciamente ho fatto l'italiano. Mi sono infilato nel mucchio di fronte alla porta. Con le macchine che faticavano a passare, rischiavano di pestare piedi o davano specchietti laterali sulla schiena degli avventori. Senza organizzazione, senza controlli è il caos.
Una semplice domanda, perchè non transennare e creare artificialmente una fila, che permettesse anche alle macchine di passare, facendo incanalare tutte le persone in questa lunga coda. Oppure perchè non aprire dalle 18 il teatro, far entrare a gruppi di 10 persone ogni 10-15 minuti fino al riempimento dello stesso, impedendo a chi è dentro di uscire o di occupare posti per persone non presenti in sala. Sono suggerimenti, ovvio, nessuno pensa sia facile organizzare eventi del genere. Ma siamo sicuri che il caos sia inevitabile? Almeno per aiutare gli italiani, ad essere un po' meno italiani. Stasera AlGore e Saviano, forse mi evito di rifare l'italiano.