Open licensing e creative commons: soluzione o dannazione per l'industria editoriale in crisi?
Si è svolto ieri a Perugia nell'ambito della prima giornata della V edizione del Festival Internazionale del Giornalismo un incontro-dibattito relativo alla crisi e all'evoluzione del diritto d'autore a cui hanno preso parte Manlio Manila della SIAE, Vanni Santoni del progetto SIC (Scrittura Industriale Collettiva), Simone Aliprandi di Copyleft Italia e Giovanni Boccia-Artieri docente di sociologia dei New Media all'università di Urbino; a moderare Arturo Di Corinto, giornalista e scrittore. Il problema dell'aggiornamento della legislazione e delle forme di tutela del diritto d'autore è di fondamentale importanza, dal momento che ci troviamo a vivere una vera e propria rivoluzione dovuta ai profondi cambiamenti del modo di fruzione delle opere artistiche grazie alla diffusione capillare del web-flat.
Dalla scrittura collettiva, che vede come punta di diamante l'esperienza dei Wu Ming capaci di dimostare che da più mani può nascere un prodotto artistico di qualità, coinvolgendo anche i “prosumer” dal basso, come nel caso del loro ultimo libro “Manituana” con finali alternativi scritti dai lettori o musiche create liberamente dai Subsonica come colonna sonora del libro; alle licenze creative commons, che continuano però ad avere il limite di non riuscire a creare forme di retribuzione che non dipendano da un editore che succhi quasi tutto il ricavato dalla vendita di un prodotto a discapito dell'autore; fino a forme di finanziamento delle opere d'autore come la “flat rate tax” una forma di pagamento forfettario (già introdotta in Brasile) per abbonamento a contenuti protetti dal diritto d'autore: diversi sono le idee e i mondi emersi per far fronte a questi cambiamenti o persino trarne vantaggio, andando incontro a un nuovo modo di percepire i prodotti artistici.
Ma giuridicamente le cose vanno a rilento: l'Italia è fra i primi cinque paesi al mondo per numero di copie creative rilasciate sotto CC on line, eppure l'obsolescenza della legislazione italiana vede ancora come unico soggetto in grado di tutelare tali diritti in via esclusiva la SIAE, a cui si rimproverano principalmente il mandato esclusivo e il meccanismo di ripartizione.
L'obiezione sollevata nel corso dell'incontro secondo la quale il problema dipenderebbe ancora dall'utente che se ne infischia del diritto d'autore evidenzia tutti i limiti che caratterizzano il dibattito italiano, che pone la norma al di sopra della “vigenza”, difendendola, come sollecita la stessa Fieg invocando misure di protezione efficaci sul terreno del copyright, senza considerare la necessità evidente di superarla e di avere un approccio più aperto alle esigenze dei “preziosi” soggetti fruitori della cultura. Una visione legata a un mondo inesorabilmente in agonia: un “malato terminale” al quale nessuna cura potrà salvare la vita.
Patrizia Cantelmo