Prix Italia 2010

Prix Italia 2010

La 62esima edizione del Prix Italia ha avuto inizio domenica 19 settembre, per il secondo anno consecutivo la città prescelta è Torino. Il Prix Italia è il Festival Internazionale per la Radio, Tv e Web, la novità di questa competizione, la cui prima edizione risale al 1948, è che l’attenzione ricade sulla qualità, quindi un festival che ricerca prodotti mediatici che in qualche modo contribuiscono a migliorare la società degli utenti. Caratteristica del Prix Italia è il suo aspetto itinerante, infatti ripercorrendo la sua storia tale manifestazione ha avuto luogo in lungo e largo nella nostra penisola, ma la scelta di fermarsi a Torino per il secondo anno di fila è più che plausibile, visto che la stessa città ospiterà le commemorazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia. Ad inaugurare il festival il 19 settembre al teatro Carignano è stato il documentario Concerto Italiano del regista Italo Moscati. Il documentario ripercorre i 150 anni dell’unità d’Italia attraverso l’utilizzo di ricostruzioni storiche, di film storici, interviste a personaggi importanti della nostra politica o a giornalisti che hanno raccontato la nostra storia con ineccepibile grandezza come Indro Montanelli o Giorgio Bocca. Il regista scava senza troppo parsimonia nelle teche rai e ci mostra un Italia da un punto di vista televisivo, il che non stupisce visto il contesto in cui il documentario viene mostrato, ovvero il Prix Italia; ciò che lascia perplessi è l’assenza assoluta nel documentario di venti anni della nostra storia politica e repubblicana. Moscati racconta minuziosamente dello scandalo della Banca Romana risalente al 1890, l’ironica similitudine automatizza un allusione meccanica al secolo successivo, cioè al 1990, agli anni di tangentopoli, alla caduta della prima repubblica, al ventennio berlusconiano che tutt’oggi viviamo. Ma il regista non fa cenno nemmeno inseguito a tutto ciò, Concerto Italiano tralascia 20 anni della nostra storia moderna appartenenti ai famosi 150 anni di unità d’Italia. La scelta di tenere fuori questa parte di storia appare eccentrica, lascia dubitare che ci sia stata un autocensura, o peggio una censura dall’esterno. Il documentario termina con l’immagine di un elicottero dei carabinieri che sorvola una delle nostre città italiane, con un bel tricolore svolazzante in sottofondo e una frase di stampo nazionalista che renderebbe orgoglioso il nostro Ministro della Difesa l’onorevole Ignazio La Russa. Italo Moscati è un grande regista, e il suo stile lo si può ben riconoscere anche in questo prodotto, ma il suo talento ne esce un po’ offuscato da un documentario, Concerto Italiano, che appare più un prodotto confezionato in modo tale da “non dare fastidio a nessuno” piuttosto che il libero estro che il suo genio ci ha saputo regalare tante volte. Il secondo giorno di Prix Revolver ha seguito un workshop sul documentario radiofonico molto interessante: “Oltre la radio: le nuove vie dell’audio documentario” promosso da http://www.audiodoc.it/, ovvero l’associazione italiana di audio documentaristi indipendenti. Presenziavano tale evento Andrea Giuseppini, presidente di Audiodoc; Anna Maria Giordano cofondatrice di Audiodoc e giornalista di radio3; Jonathan Zenti, audio documentarista; Angelo Miotto caporedattore di Peace Reporter. Il workshop è iniziato con l’ascolto in estemporanea dell’audio-documentario “Tre Balle” di Jonathan Zenti, un nuovo modo di fare documentario radio che l’autore chiama radio documentario live; infatti con l’ausilio di voci preregistrate la voce narrante ( che in questo caso è quella dell’autore) produce parte del documentario dal vivo e attraverso la lettura di alcuni brani accompagna la storia delle voci e dei suoni preregistrati. A seguire un documentario sul’infibulazione femminile in Africa, il documentario era molto interessante e trasmetteva emozioni forti attraverso l’utilizzo di suoni e lingue tradizionali, la sua caratterizzante artigianalità lo rendeva un lavoro prezioso. Si è affrontato durante il workshop la vita difficile dei documentaristi radiofonici, nonostante tale prodotto abbia vissuto in passato di notevole lustro, vive adesso in uno stato di emarginazione “sociale” dai palinsesti delle grandi radio, in sostanza si investe sempre più sull’intrattenimento e sempre meno sull’informazione. Rappresentativo di tale crisi è il docu-programma di radio3 Tre soldi, con molta probabilità tale nome è legato alla retribuzione irrisoria e ridicola che gli autori ricevono; insomma la vita della radio appare irta per chi vuole informare. Se volete saperne di più sul Prix Italia visitate il sito http://www.prixitalia.rai.it/2010/It/Default.aspx. Saranno reperibili nella prossima puntata di Revolver le interviste ai protagonisti del Prix Italia 2010.

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Cultura