Tutto esaurito per "ditegli sempre di sì" al teatro Morlacchi di Perugia

Tutto esaurito per "ditegli sempre di sì" al teatro Morlacchi di Perugia

Grande successo per una delle commedie più amate di Eduardo De Filippo, portata in scena da Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, Fondazione Teatro della Toscana per la regia di Roberto Andò.
La musica di Verdi apre lo spettacolo tra le mura singolari di una casa d’altri tempi, creata per “Ditegli sempre di sì” dalla mente di Gianni Carluccio.
La luce asettica e fredda illumina un salottino che ricorda l’atmosfera del manicomio in cui il protagonista Michele Murri (Gianfelice Imparato), ha passato un anno della sua vita a causa di un “difetto” trasmessogli per via paterna. 
Michele viene dimesso con sommessa preoccupazione da un medico discutibile e lievemente narcolettico che irrompe in casa di Teresa (Carolina Rosi), sorella devota e pronta a dedicarsi totalmente al fratello non ancora guarito. 
Teresa è, nello spettacolo, emblema di quella generosità spassionata che solo un familiare è pronto a trasmettere; emozionata e preoccupata per il ritorno del suo unico affetto, altro non sembra che una bambina piena di timori e speranze caduta inevitabilmente in vecchiaia senza avere il tempo di rendersene conto.
 
Personaggio di svolta, presentato dal primissimo momento è Luigino (Edoardo Sorgente). Giovane esuberante e scostante: prima studente di medicina, poi di letteratura ma visceralmente vicino al teatro (e alla figliola del padrone di casa). Energico e gioviale nasconde, come spesso succede ai personaggi di De Filippo, un profondo disagio esistenziale.
Luigino destabilizza profondamente Michele che non discerne il vero dal falso, la realtà dalla parodia e finisce per prendere sul serio ogni parola o racconto del ragazzo, accusandolo alla fine di essere un folle. Tra fraintendimenti comici e amori travagliati, la commedia si impregna anche di felicità e angosciosa consapevolezza.
Michele e la sua teatrale follia si ritrova a paragonare un attore ad un folle, facilmente riconducibile a come viene vista, da una fetta della società attuale,  la figura dell’artista. 
Quanto spesso abbiamo sentito dire che è azzardato fare del teatro, della scrittura o di qualsiasi rappresentazione artistica, una professione. 
Fortunatamente nonostante ciò i “professionisti dell’arte” come attori, sceneggiatori o scrittori, continuano a regalarci rappresentazioni che ci fanno entrate in nuovi mondi, che ci ricordano come sognare, o che, come nella stesura dell’opera di De Filippo, riescono a sensibilizzarci su argomenti decisamente attuali, come la salute mentale e l’importanza del ruolo dell’attore.
 
A cura di Arianna Tucci e Ilenia Ciotoli