Twittando con Mauro
E’ l’evento del festival, il primo di una lunga serie che si concluderà con l’intervento di Santoro su Servizio Pubblico di domenica sera. Sicuramente è un evento su Twitter, dopo pochi minuti dall’inizio è già trend topic. Stiamo parlando dell’attesissima intervista che si è tenuta ieri pomeriggio in una Sala dei Notari affollata quanto sudata al direttore di Repubblica Ezio Mauro. La prima twitterview "a rete unificata": le domande arrivano dal pubblico in sala ma soprattutto da Twitter.
E’ Arianna Ciccone ad accogliere, per il sesto anno consecutivo, il direttore di uno dei giornali più autorevoli e noti del Belpaese. A differenza degli altri anni, dal 2011 lo scenario italiano è completamente stravolto: Berlusconi è “caduto”, Bossi si è dimesso, e Fede non è più al Tg4. Il botta e risposta tra l’organizzatrice della manifestazione e il direttore del quotidiano di Scalfari è serrato, gli argomenti di cui discutere sono tanti e le domande che iniziano ad arrivare sullo schermo collegato via twitter ancora di più. Si parla di Berlusconismo come di un’avventura fondata sul mito, dell’inevitabilità della ristrutturazione Montiana e di articolo 18. E mentre la Ciccone punzecchia il direttore sulla presunta democraticità di un governo tecnico e sulle divisioni interne al giornale relativamente alla questione dell’articolo 18, sui problemi dei cittadini italiani sgomenti , se non indignati, davanti alla degenerazione della politica di cui leggono quotidianamente sui giornali, il discorso non può che andare a focalizzarsi sull’antipolitica, la vera minaccia – secondo Mauro – alla riscossa economico-politica dell’Italia. La crisi ci cambierà radicalmente, afferma il numero uno di Repubblica, e il disincanto democratico è il più grande dei rischi che corriamo, per non avere nuovi Bossi e Berlusconi nei prossimi anni.
E poi finalmente si parla di informazione, di fondi pubblici ai giornali, di precariato e grande elitarismo nelle redazioni moderne, di tecnologia e web 2.0. E mentre gli occhi si fanno lucidi al ricordo del grande amico e collega Giuseppe D’Avanzo, “il mio compagno” per il direttore del giornale, via Twitter il popolo del web costringe Mauro ad un’ammissione: favorevole all’abolizione dell’ordine. In sala, applausi, ma alcuni giovani reporter chiedono spiegazioni riguardo pezzi sottopagati e cronisti costretti a lavorare gratis. Con l’amaro in bocca il pubblico accetta la sua diplomatica risposta “ è per garantire il più ampio accesso”, ma il festival è comunque una festa ed ecco quindi entrare una torta per festeggiare i 16 anni della sua direzione e l’annuncio della nascita di “La Repubblica delle idee”. Appuntamento a Bologna dunque, dal 14 al 17 giugno con la community del giornale per workshop, approfondimenti e nuove idee.