Vorrei dirvi che non siete soli.
Ilaria, Patrizia, Lucia. Tre donne unite da un dolore comune. Un dolore diverso da tutte le persone che hanno perso un parente. Un dolore dovuto ad un assassino più grande di loro: lo Stato. Cosa può un singolo uomo contro l'Istituzione per eccellenza? Forse nulla, in effetti, ma questo non significa che si smetta di lottare, a prescindere dalle conseguenze. Patrizia Moretti, madre di Federico Aldovrandi, il ragazzo di 18 anni ucciso da quattro poliziotti nel 2005, è stata, proprio pochi giorni fa, accusata di diffamazione a mezzo stampa. Oltre il danno anche la beffa, dunque. Ma, questa vicenda è interessante per le implicazioni. E' emblematico, infatti, di quanto possa essere pericoloso agire per fare luce su una questione che vede nel banco degli imputati lo Stato stesso. Ma le donne non si arrendono. E non solo mostrano una forza inaudita nel continuare a battersi nonostante tutto, ma, addirittura hanno ancora la capacità di credere nelle istituzioni.
Stefano Cucchi, Federico Aldovrandi, Giuseppe Uva, Aldo Bianzino muoiono per mano dello Stato e non ottengono giustizia per omertà dello stesso. Questo basti per riassumere le quattro storie, che in realtà sono migliaia. Questo basti per capire quanto questo tipo di processi non siano da tutti. Per agire contro le forze dell'ordine, contro lo Stato fatto divisa, bisogna permetterselo. E soprattutto, è estremamente difficile che queste cose succedano a chi può permettersi di affrontarle. E' triste dover pensare al denaro per avere giustizia. E' triste dover pensare di essere ricchi per ottenerla. L'art.3 della nostra Costituzione è sacrosanto e tale deve rimanere. Almeno di fronte a tragedie come queste.
Ma, grazie a Dio, esiste chi queste famiglie le aiuta per puro amore della giustizia. Così, spuntano nei tribunali, avvocati affermati che si occupano di queste faccende, aiutano queste famiglie, cercano giustizia. Solo perchè è giusto. Solo perchè la deontologia professionale, l'etica esistono e vanno rispettate.
Stefano, Federico, Pino e Aldo muoiono per mano dello Stato. Lo stesso Stato che, ora, dovrebbe autoaccusarsi e risarcire. Perchè loro non torneranno più in vita, ma gli assassini devono pagare. Perchè è giusto. Perchè nessuno si senta legittimato da una divisa a diventare colui che decide della morte e della vita delle persone. Perchè tutti, nonostante il magro esempio che ci offrono i personaggi pubblici italiani, siamo sottoposti alla legge. Alla stessa legge. Stato compreso.