Vota Al Gore.
Tre ore di fila, ieri sera, al Teatro Morlacchi. Troppe per quello che, poi, è stato. Bello il discorso di Saviano, ma troppo lungo e poco originale. Insomma, le solite cose. Tutte rispettabilissime, questo sì. La sua vita è quella che è, ormai. La scorta, il pericolo, la limitata libertà e, persino, le accuse del caro Presidente del Consiglio. “E' come dire che un libro di oncologia faccia aumentare il cancro”, commenta la vicenda Saviano. E' un discorso assurdo quello del Premier, ma, in fondo, cosa ci si aspetta? Non è ancora chiaro che tipo sia?
La nostra solidarietà allo scrittore, ma mi chiedo: perchè non scrivere “Gomorra” anonimamente? Il rischio che le cose andassero a finire così è ed è sempre stato reale.
Altra parentesi deludente quella di Al Gore. Con tutto il rispetto, tre ore di attesa per una pubblicità lunga due ore? Il suo discorso su quanto splendido sia Current TV e quanto splendidi siano i currentisti poteva benissimo terminare con un: Votateci, votateci, votateci. Una sorta di internazionale “votaantoniovotaantoniovotaantonio”. L'ex Vice Presidente degli Stati Uniti ci vuole bene, cerca di rincuorarci, “io credo nell'Italia e nella sua democrazia”, afferma. Bene, quindi, all'estero si sono accorti che, come direbbe Saviano, “stiamo inguaiati”. Ora, quando ce ne accorgeremo anche noi, magari le cose cambieranno. Poi, continua con la sua campagna pubblicitaria. “Siamo liberi, indipendenti (fighi no?) e tutto ciò che l'informazione italiana non fa dire, noi possiamo dirla”. E ci credo. Avete un'equipe di avvocati da far paura e un fondatore che, casualmente, è anche una delle persone più potenti del mondo. Citerei qui la parodia di Carmen Consoli fatta da Checco Zalone, ma risparmiamo queste pillole di cultura e limitiamoci a un “E grazie al...”.
Ma, gli applausi arrivano lo stesso. E' pur sempre un premio Nobel. E arrivano, soprattutto, quando afferma che in Italia ci sono sempre stati ottimi giornalisti e cita Enzo Biagi. Dieci minuti di battiti di mani. E sì, siamo a un evento del Festival Internazionale del Giornalismo, in teatro l'80% delle persone sono giornalisti o aspiranti tali. Insomma, ti piace vincere facile,? Bonsci, bonsci, bonbonbò.
Ora, devo ammettere che mentre ero in fila, non è che avessi grandi aspettative. Cioè, prima di entrare avevo annunciato perfettamente cosa sarebbe stato detto. E non sono una maga, né un genio. Ma, la speranza è l'ultima a morire. Poi, dieci minuti dopo l'entrata, è morta anche quella.