Belpietro e l'attentato fotocopia

Belpietro e l'attentato fotocopia

Lunedi 4/10/2010 ore 3.34
Tra meno di 12 ore tornerà in onda Phonica News, le notizie piu' importandi dall'italia e dal mondo, ogni giorno piu' volte al giorno, ma per il primo articolo ho deciso di riprendere una notizia di pochi giorni fa. Una notizia ormai vecchia (le notizie diventano vecchie gia' mentre le si scrivono) ma che ha causato e causera' molte reazioni nel mondo politico e non.
Giovedi' 30 settembre a Milano una persona non ancora identificata avrebbe tentato di uccidere l'ex direttore del Giornale ed ora di Libero Maurizio Belpietro. Secondo la ricostruzione fatta dagli agenti di polizia accorsi sul luogo, Belpietro sarebbe stato salvato dalla sua scorta. Il direttore, sotto scorta dopo alcune minaccie di morte, tornando a casa intorno alle 22.30, sarebbe salito fino al quinto piano della palazzina in cui abita accompagnato da uno dei due agenti di scorta (come prevede il protocollo) mentre l'altro agente aspettava in macchina. Una volta accompagnato il direttore, Alessandro N. (l'agente di scorta nda.), scendendo le scale invece di usare l'ascensore, si sarebbe trovato davanti un uomo con una pettorina della guardia di finanza armato e pronto a sparare. Voglia il caso la pistola inceppatasi da il dà il tempo all'agente di sparare alcuni colpi in aria e di mettere in fuga l'attentatore salvando la vita del proprio "protetto".
Se non coltivassimo in cuor nostro la profonda convinsione che Maurizio Belpietro è un esempio di coerenza e dignità giornalistica potremmo porci alcune domande piu' che lecite.
1)Perchè mai la scorta compie un tragitto diverso dal solito proprio quel giorno usando la scusa della voglia di fumare? non è più comodo scendere con l'ascensore che fare 5 piani di scale?
2)Perchè sparare 3 colpi in aria quando l'attentatore ha dato chiari segni di volerti uccidere e solo il "fato" ha fatto si che la pistola si inceppasse?
3)Perchè, nella convinzione certa di poter aver la meglio su un uomo disarmato, lo si lascia scappare? Perchè non lo si insegue?
4)Perchè nessuna registrazione proveniente dalle telecamere posizionate davanti il palazzo ha registrato l'entrata o l'uscita di persone sospette? Perchè lo stesso portiere non ha visto nulla?
5)Perchè un attentatore che si preoccupa di camuffarsi da agende della GdF non si preoccupa di mettere dei pantaloni ma si lascia la tuta? uno smoking su di un scafandro non avrebbe attirato meno l'attenzione? (informazione scaturite dall'identikit)
6)Perchè un attentatore dovrebbe usare un arma semiautomatica che tendono notoriamente ad incepparsi invece di una classica pistola a tamburo?
7)Perchè l'attentatore sarebbe dovuto salire al quinto piano prendendo le scale e rischiando cosi' di dar nell'occhio?
8)Come fa Alessandro N. nei pochi istanti che sono passati dall'incontro casuale allo scoppio dei 3 colpi a notare e memorizzare contemporaneamente il viso, l'abbigliamento e l'arma usata dell'attentatore?
..ed infine..non sembra per lo meno curioso che la stessa guardia del corpo, 15 anni fa, svento' un attentato simile senza testimoni?
Nel 1995 Alessandro N. infatti salvò la vita a Gerardo D'Ambrosio, magistrato del pool mani pulite che, in un intervista a Repubblica ricorda così l'episodio:
"...Alessandro? Lo conoscevo bene, certo. Era anche il mio caposcorta e mi sono stupito quando ho letto che ha sventato un agguato al direttore di Libero, visto che nel 1995 fu protagonista di un episodio analogo, un presunto attentato contro di me che lui sventò. Insomma mi son detto due volte la stessa storia, e la storia si ripete..." A notare le analogie con i due episodi, che hanno avuto il medesimo protagonista è Gerardo D’Ambrosio, ex procuratore di Milano.
Alessandro è stato per molti anni la tutela dell’ex capo del pool di Mani Pulite. E anche con D’Ambrosio («un poliziotto scrupoloso, un professionista attento», spiega l’ex magistrato), l’agente si rese protagonista di un intervento clamoroso, anche allora unico testimone e protagonista di un agguato che si stava per consumare nei confronti del magistrato. «Era un mattino piovosissimo di aprile, il 14 aprile del 1995 - ricorda il senatore D’Ambrosio - Ero a casa e aspettavo come solito l’auto per andare in ufficio. Ricordo che Alessandro citofonò e mi disse "Procuratore non scenda resti su a casa": mi affacciai alla finestra del mio appartamento. Il mio palazzo affaccia su un pezzo di strada che dà su una asilo e vidi soltanto un uomo che parlava con una donna all’interno dell’asilo. Non vidi assolutamente nulla, non mi accorsi di nulla».
Dambrosio-gerardo«Poi, una volta in strada Alessandro, bagnato fradicio e in stato di alterazione, mi spiegò che aveva inseguito una persona proprio dentro l’asilo - prosegue il racconto di D'Ambrosio - un uomo armato di fucile che poi aveva saltato un muro ed era scappato su una moto guidata da un complice. Ma io non mi accorsi di nulla. So che l’indagine non approdò poi a nulla, credo che il fascicolo fu aperto dal collega Pomarici (lo stesso magistrato che ha il fascicolo sul presunto attentato a Belpietro, ndr) e se non sbaglio successivamente la vicenda finì a Brescia». «Quello che mi ha stupito - spiega D’Ambrosio - oltre alla coincidenza delle due vicende, è il fatto che Alessandro abbia sparato tre colpi di pistola e a meno che non abbia fatto fuoco a scopo intimidatorio, un professionista, con una calibro nove parabellum difficilmente non colpisce il bersaglio da quella distanza. Comunque aspettiamo l’esito delle indagini».
Nell’indagine sull’attentato a D’Ambrosio, ci finì poi anche quella persona che lo stesso magistrato vide dalla finestra della sua abitazione parlare con una donna nell’asilo. Una ipotesi investigativa e giornalistica lo descrisse come un complice che era sul luogo per distrarre eventuali testimoni. «Quella persona che avevo visto - racconta l’ex capo del pool di Mani pulite - mi avvicinò successivamente al supermercato, abitava nella mia zona. Era un signore distinto, gentile che con ironia lieve mi disse: "Permette che mi presenti dottor D’Ambrosio? Io sono la persona che secondo qualcuno avrebbe dovuto partecipare al suo omicidio..."»
Mommo

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