Affluenza circa al 62% in Iraq, Al Maliki in testa secondo le prime indiscrezioni.
In Iraq: ha votato il 62,4% sui 18 milioni di aventi diritto al voto stando ai dati riportati dalla commissione elettorale, nonostante le urne siano state insanguinate dai numerosi attentati che hanno sconvolto il paese. Particolarmente buoni i dati nelle province sunnite: nonostante le minacce di Al Qaeda, che aveva imposto il coprifuoco a Diyala e Salaheddin, sono andati a votare il 70% degli aventi diritto. La percentuale più alta di votanti, pari all’ 80 % si è registrata nella provincia curda di Duhuk. Il responsabile della Commissione elettorale, Faraj al-Haidari, ha annunciato che i primi risultati ufficiali dovrebbero uscire in pochi giorni, mentre le Nazioni Unite affermano che i risultati definitivi non saranno stati elaborati prima della fine marzo. Si tratterebbe dunque di un dato estremamente parziale quello che vede il premier iracheno Nouri Al Maliki in testa in 9 delle 18 province, che potrebbe essere facilmente smentito dagli sviluppi futuri degli spogli, mancando ancora i risultati della regione di Bagdad. Stando a questi parzialissimi dati, l'AED, Alleanza per lo Stato di Diritto di Maliki sarebbe in testa nelle province sciite, mentre l'ex premier Iyad Allawi, iscritto nella lista Iraqiya, sarebbe in testa a Karbala e in tutte le altre città sunnite, tra cui probabilmente anche Mosul. Secondo gli analisti dunque la maggioranza finora raggiunta da Al Maliki potrebbe non bastare per esser rieletto Primo ministro. L’esito del voto è fondamentale, in quanto potrebbe rivelare un futuro diverso per Bagdad, favorendo il ritiro delle truppe statunitensi che avverrà, stando a quanto affermato da Obama alla chiusura delle urne.