Al PostMod oltre l’elettronica c'è UHV: Vuoto Estremamente Alto
Oltre l’elettronica, ecco UHV: Vuoto Estremamente AltoAl PostMod immagini e suoni manipolati dal vivo attraverso l’utilizzo di vecchie tecnologie
11 GENNAIO 2016 alle ore 21:30
Apparecchiature ormai desuete come vecchi proiettori da diapositive, videocamere,monitor a tubo catodico e immagini delle onde sonore catturate da un oscilloscopio. Questo, abbinato alla tecnica del feedback video generato da telecamere e videoproiezione, dà origine a UHV (vuoto estremamente alto), un test audiovisivo difficile da descrivere a parole. Il progetto nasce dalla genialità di due artisti all’avanguardia nel campo della sperimentazione elettroacustica, Caterina Barbieri e Giovanni Brunetto, che al PostModernissimo porteranno il dialogo spontaneo (ma non casuale) tra immagine e suono, generato da una riflessione sul concetto di “vuoto” fisico e psicoanalitico.
Il flusso di forme mutevoli create attraverso diapositive su pellicola, tubi catodici e oscilloscopi viene proiettato e manipolato dal vivo tramite strumentazioni analogiche e feedback video, in costante rincorsa con le traiettorie che il suono stilizza e rompe nell’intersezione ideale fra analogico e digitale, germinativo e binario, umano e artificiale. La sintesi e il purismo geometrico, insieme all’uso romantico delle macchine e delle tecnologie ibride, definiscono la continuità tra visione e ascolto all’interno di un’ambientazione concepita con oggetti e strumentazioni d’epoca che evocano una sorta di laboratorio di ricerca. Il carattere aleatorio dei mezzi utilizzati e l’adattabilità del setting ai diversi contesti in cui la performance viene presentata fanno sì che ogni singolo evento sia unico, mai replicabile.
UHV (vuoto estremamente alto) è nato da una curiosità storica e anche il set scenografico di UHV si avvale di oggetti d’epoca per ricreare visivamente una specie di studio di ricerca. La ricerca filosofica, scientifica e architettonica sul concetto di “vuoto” ha generato una serie di parole chiave che hanno sintetizzato questo lavoro, sfociando in studi sui tipi di colore e le forme, principalmente figure geometriche ispirate alla Bauhaus o all’arte suprematista e dadaista.
L’esecuzione dal vivo di questo singolare concerto è alquanto complessa, in quanto i due musicisti per ottenere i risultati desiderati devono lavorare con più macchinari contemporaneamente (un diaproiettore, due telecamere, un oscilloscopio collegato a un piccolo mixer e un equalizzatore video, due videopoiettori, vecchi registratori professionali Betacam); ciò comporta in assoluto l’impossibilità di replicare in maniera identica gli effetti creati, rendendo tutto molto fisico.
Di fatto l’esecuzione delle immagini si avvicina concettualmente più a un concerto fatto con degli strumenti, in quanto la variabile è molto umana e, a parte le immagini già preimpostate delle diapositive, il resto è generato dall’umore del momento e dal riscontro emotivo.