Anche per questo i giovani in Italia non vanno più a votare
Lo ‘spettacolo’ andato in scena ieri tra i banchi del Senato italiano dopo l’affossamento del DDL Zan è la fotografia di un paese malato da tempo e che sarà difficile curare.
Non è la prima volta, e probabilmente neanche l’ultima, che un’aula dello Stato si trasforma in un’arena da corrida spagnola, ma è forse in queste scene che troviamo la risposta ad una delle domande che sentiamo più spesso quando si parla dei giovani:
perché non vanno più a votare?
Negli ultimi anni il trend dell’astensionismo giovanile si è attestato sempre intorno al 70%, un numero altissimo, addirittura peggiore dei dati sull’astensionismo generale. Dovrebbero essere i giovani ad avere più entusiasmo nel voler cambiare le cose ma purtroppo non è così.
Anche nelle ultime settimane, dopo le elezioni amministrative che hanno coinvolto i grandi comuni italiani, abbiamo sentito ripetere: “Dobbiamo riportare gli italiani a votare” “L’astensionismo è un problema di tutti i partiti” e molte altre frasi che ascoltiamo come un mantra da anni a destra e a sinistra.
Ma come si fa ad ispirare fiducia quando il tuo biglietto da visita è l’esultanza in faccia alle persone che dovresti rappresentare e a cui stai negando dei diritti?
Le nuove generazioni non sono cresciute con la “politica spettacolo” a cui i più grandi sono assuefatti dopo anni di bombardamento televisivo. E così l’attivismo giovanile è sempre più lontano dalla politica, senza speranza di poter partecipare, decidere, contare qualcosa.
Assicurare i diritti a chi è escluso da sempre è l’unico modo per tornare a far partecipare chi si sente lontano dalla politica. Assicurare i diritti non ha controindicazioni, non ha effetti sul bilancio. Fa solo progredire le società. Ma in Italia i politici esultano quando li negano, i diritti.
“Temo! Temo nel sapere che il mio futuro è nelle vostre mani” scrive Oscar su Instagram condividendo il video che sta girando da ieri di quella schifosa esultanza. Schifosa perché è l’ennesimo passo indietro della politica, della società e del nostro Paese. Ed è anche l’ennesimo passo indietro rispetto ai giovani che sui temi dei diritti civili sono da sempre più avanti di chi li guida.
"Non siete Stato voi che parlate di libertà come si parla di una notte brava dentro i lupanari. Non siete Stato voi che trascinate la nazione dentro il buio ma vi divertite a fare i luminari. Non siete Stato voi che siete uomini di polso forse perché circondati da una manica di idioti. Non siete Stato voi che sventolate il tricolore come in curva e tanto basta per sentirvi patrioti. Non siete Stato voi nel il vostro parlamento di idolatri pronti a tutto per ricevere un'udienza. Non siete Stato voi
che comprate voti con la propaganda ma non ne pagate mai la conseguenza. Non siete Stato voi
Che stringete tra le dita il rosario dei sondaggi sperando che vi rinfranchi."
A cura di Antonio di Caprio