Ascoltato ieri dall'ordine dei giornalisti della Lombardia Vittorio Feltri
Ho fatto il mio mestiere, ma ho sbagliato a non verificare la notizia, che comunque mi era stata data da una fonte autorevolissima e al di sopra di ogni sospetto. La condanna c'era. Quello dell'omosessualità era solo un dettaglio, che abbiamo subito rettificato. La nota era un canovaccio, che conoscevano anche moltissimi vescovi". Queste le parole di Vittorio Feltri, direttore del Giornale, davanti l'ordine dei giornalisti della Lombardia, che gli chiedeva conto del caso Dino Boffo, l'ex direttore de L'Avvenire costretto alle dimissioni nel settembre 2009 dopo una serie di attacchi firmati da Feltri.
Il Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi, attaccò brutalmente, nell'estate del 2009, il direttore di Avvenire, quotidiano della Conferenza episcopale italiana.
Nei suoi editoriali, infatti, Feltri, per contrastare il noto moralismo di Boffo, rivangò una vicenda giudiziaria che, secondo il direttore dell'Avvenire, vide coinvolto Boffo tra il 2001 e il 2002 e che ha avuto come epilogo un rinvio a giudizio disposto dal Gip del Tribunale di Terni il 9 agosto 2004. Alla base della vicenda ci sarebbe la querela di una signora di Terni «destinataria di telefonate sconce e offensive e di pedinamenti volti a intimidirla, onde lasciasse libero il marito con il quale il Boffo, noto omosessuale già attenzionato dalla polizia di Stato per questo genere di frequentazioni, aveva una relazione». Il Giornale riferii che Boffo chiese il patteggiamento pagando poi un'ammenda di 516 euro.
Successivamente la notizia ri rivelò falsa. Notizia che proveniva da un fantomatico informatore segreto del direttore del Giornale che probabilmente, preso dalla foga per aver ricevuto tra le mani una notizia che poteva mettere in cattiva luce il moralizzatore Boffo,non verifico' successivamente i fatti e mise tutta la faccenda in prima pagina.
Il direttore del quotidiano della famiglia Berlusconi rischia ora una sanzione che va dalla sospensione fino alla radiazione dall'albo. Sanzione piu' che giusta per aver rovinato la carriera giornalistica di un Direttore diffamandolo con notizie fasulle, mai verificate, e di cui non si è mai saputa la provenienza.