Assalto alla rete
L’Associazione Ilaria Alpi organizza per le scuole proiezioni di documentari e incontri con gli autori. L’edizione di quest’anno prende il nome di Confini: il meglio dell’archivio del premio Ilaria Alpi sull’immigrazione.
Il primo appuntamento si apre mercoledì 21 aprile presso la Sala delle Partecipazioni di Palazzo Cesaroni, con il documentario “Assalto alla rete”, girato dalla regista italiana Silvia Resta e da Armando Sommajuolo nella zona di confine tra Marocco ed Europa. Un confine spesso ignorato, segnato da una doppia rete metallica culminante con del filo spinato, situata intorno alle ultime enclave spagnole in territorio marocchino: Ceuta e Melilla.
Ogni giorno migliaia di disperati provenienti dai territori dell’Africa sub-sahariana ma anche dall’Algeria e da territori lontanissimi dell’Asia centrale, tentano di valicare la frontiera di filo spinato. I più fortunati se la cavano con qualche ferita alle mani, al volto, alle gambe; altri perdono la vita. Militari dell’esercito marocchino e spagnolo vigilano la frontiera da entrambi i lati giorno e notte; spesso sparano. La responsabilità delle morti viene vicendevolmente scaricata sul governo spagnolo o su quello marocchino, ma è difficile fare chiarezza e soprattutto giustizia sulle numerose violazioni dei diritti umani. Se catturati, i “clandestini” vengono ospitati per un periodo di tempo indeterminato dal governo spagnolo nei Centri di Permanenza Temporanea dove ricevono cure, cibo, e un tesserino con nome e numero, attraverso il quale possono entrare e uscire liberamente nell’attesa di sapere quale sarà la loro sorte. La speranza è quella di essere inviati nei centri della Spagna continentale e, una volta espulsi, poter fuggire verso l’agognata Europa.
Nell’attesa di riuscire a valicare il confine, i più si rifugiano sulle montagne marocchine, disseminate di resti di abiti e poveri oggetti quotidiani. La popolazione marocchina delle due enclave è discorde riguardo ai migranti: alcuni ritengono ingiusto il trattamento riservato loro dai governi marocchino e spagnolo; altri li ritengono responsabili della trascuratezza a cui sono andate incontro le due città di Ceuta e Melilla e dell’aumento del tasso di disoccupazione.
Un documentario lucido e toccante su una migrazione troppo spesso taciuta. Disarmante è la determinazione, la perseveranza, la disperazione con cui questi uomini tentano di approdare in Europa, terra della speranza in un futuro migliore.