Assange e Wikileaks: processo alla libertà di informazione
Lo scorso sabato 9 aprile, durante il Festival Internazionale del Giornalismo 2022 – prima edizione modalità mista dallo scoppio della pandemia – un panel perfettamente attinente alla manifestazione ha visto come protagonisti Stefania Maurizi, Joseph Farrell e Stella Assange. L’incontro, dal nome Assange e Wikileaks: processo alla libertà di informazione.
Il panel ha ripercorso la cronistoria del caso Assange, raccontando come il giornalista sia arrivato ad essere arrestato e recluso dalle autorità. Ma, più in profondità, ha analizzato la problematicità del caso Assange: è, infatti, un caso che riguarda tutti i giornalisti, perché ogni reporter che si occupa d’inchiesta pubblica ogni giorno delle informazioni come quelle pubblicate da Assange. Incarcerare un giornalista per il suo lavoro, afferma Stefania Maurizi – giornalista de Il Fatto Quotidiano – è al limite di un sistema autoritario. Ciò che è successo ad Assange, prosegue, è accaduto perché Wikileaks è una delle poche testate non allineate al governo, che lotta per la libertà di informazione e non per fare favoritismi a livello politico.
Joseph Farrell – rappresentante di Wikileaks in quest’occasione – aggiunge che i documenti pubblicati da Assange hanno permesso di scoprire gli schemi di potere invisibile che vanno ad influenzare la vita di tutti i cittadini del mondo, ed è per questo che Assange adesso si trova incarcerato e accusato dai governi, come quello degli Stati Uniti. Se si riuscirà a condannarlo, però, le regole del giornalismo investigativo subiranno un cambiamento radicale per tutti, ma ciò che è essenziale da comprendere è che questi segreti non hanno niente a che vedere con la protezione dei cittadini, ma vanno a nascondere dei crimini di Stato.
Essenziale è stato poi l’intervento di Stella Assange, avvocato nonché moglie di Julian Assange, che ha raccontato le condizioni estreme in cui si trova il reporter: la sua salute fisica, già debole, è peggiorata, soprattutto dopo essere stato colpito da un lieve ictus lo scorso autunno; inoltre, anche la sua salute psicologica vacilla. Assange, infatti, da anni è stato diagnosticato con depressione clinica, ed essere rinchiuso in una delle carceri di massima sicurezza di Londra, Belmarsh, isolato e circondato da individui severamente pericolosi, non fa altro che aggravare questa sua condizione.
Il 20 aprile si deciderà sulla scelta di estradare negli Stati Uniti Julian Assange. Qualora ciò accadesse, una volta in mano alle autorità statunitensi se ne perderà totalmente traccia e diventerebbe un precedente per ogni altro Paese, come quelli del Medio Oriente, per richiedere l’estradizione di giornalisti che pubblicano informazioni scomode per loro.
Amnesty International sta facendo di tutto per evitare che ciò accada. Firma anche tu per salvaguardare la libertà di informazione, al seguente link: https://www.amnesty.it/appelli/annullare-le-accuse-contro-julian-assange/
A cura di Selena Mariano