Autism is not a Jail scopri come sostenere il progetto
L'Appartamento per l'Autismo di Zoagli (Ge) nasce nell'Ottobre 2006 dall'iniziativa di un gruppo di famiglie raccoltosi attorno a Patrizia Cadei, fondatrice della struttura.
Questa particolare esperienza assume la forma di una casa in grado di ospitare sei ragazzi adulti dove essi stessi possano essere protagonisti della propria quotidianità e dove possano essere costantemente stimolati nel potenziamento delle proprie abilità e nello sviluppo di nuove.
Anche da adulti si può continuare a migliorare se ne viene data l'opportunità.
Le piccole dimensioni del'"Appartamento" consentono di progettare percorsi e obbiettivi generali per il gruppo dei ragazzi e congiuntamente fissare obbiettivi e proposte sui percorsi individuali sulla base delle esigenze del singolo.
Il contesto di una piccola realtà come quella di Zoagli ha reso possibile l'accoglienza dei ragazzi come facenti parte della comunità e non semplicemente come "strani ospiti".
Nell'ultimo anno e mezzo al timone di questa "nave", in questo particolarissimo e delicato momento per le politiche sociali sono quegli incoscienti di Fabio Tronchin (presidente) Bjorn Giordano (vicepresidente) e i loro preziosissimi colleghi.
Questo avevamo scritto sulla pagina in occasione della Giornata dell'Autismo e riassume bene la nostra posizione:
"Alla vigilia della VII giornata della consapevolezza dell’Autismo mi trovo a scrivervi a margine di una giornata di lavoro con le persone e per le persone alle quali questa giornata è dedicata. Viviamo in un’epoca strana nella quale le “giornate di…” si moltiplicano e stanno superando il numero dei santi del calendario costringendo i pubblicitari e gli addetti alla comunicazione a scovare nuovi colori oltre lo spettro della luce visibile da associare a tali eventi.Viviamo in un’epoca strana nella quale persone molto poco produttive e molto costose per la comunità (la classe politica) stanno compiendo scelte che pregiudicano la sicurezza e la dignità di persone molto meno improduttive e immensamente meno costose per la comunità (disabili di qualsiasi grado, tipo e colore).Viviamo in un’epoca strana dove per riconoscere il dovere di una comunità ad assolvere i propri doveri verso chi di quella comunità fa parte abbiamo bisogno delle “giornate di…” Potrei utilizzare parole quali “compassione”, “amore per il prossimo”, “missione” per rendere avvincente ed eroico quello che faccio qui, assieme ai colleghi (persone che stimo professionalmente e umanamente) ma penso che gli individui votati alle “missioni per conto di…” abbiano poco da dare al mondo rispetto a chi lavora semplicemente giorno per giorno.Le risate, i bei momenti e la fatica di quello che svolgo all’Appartamento sono miei, dei miei colleghi ma soprattutto dei ragazzi e uomini che vivono in questa piccola e stramba famiglia che con caparbietà si è costruita e conquistata, la serenità pur con tutte le incertezze dovute alle misteriose vie dei contributi istituzionali.Se avrete il tempo per un caffè noi vi apriremo la porta e ve lo offriremo con gioia, assieme alla consapevolezza".
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Documentario di Fausto Caviglia
"Bjorn e Francesco"
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