“Calamari, IoT: la sorpresa nell'informatica”

“Calamari, IoT: la sorpresa nell'informatica”

Entro alla conferenza di Marco Calamari quasi per caso, tutto quello che so di lui l'ho letto sul programma del Festival: scrive per Punto Informatico, parlerà di “Internet delle cose che ti ascolta”. Quello che in realtà succede è che una come me, che con l'informatica non ha mai voluto avere niente a che fare e che, al contrario, ne è sempre fuggita annoiata, si ritrova completamente avvinta da questa conferenza.
Il merito è di Calamari: è consapevole di parlare ad un pubblico composto anche da dilettanti e che quindi poco sa dell'argomento, per me allora fumoso, dell'IoT – Internet of Things, internet delle cose. Ne spiega le origini, proponendosi come primo storiografo italiano di questo fenomeno. Racconta una favola che comincia con un coniglietto: è il 2006 quando una ditta francese lancia sul mercato Nabaztag, il coniglietto interattivo. Da quel momento in poi, sono diversi gli oggetti della nostra quotidianità che iniziano ad essere prodotti in modo nuovo, dotandoli cioè di connessione internet. E' il caso di frigoriferi, lavatrici, televisioni, che ormai è uso comune chiamare smart tv. L'ausilio del web semplifica la nostra vita quotidiana se collegato a questi aspetti e a me che ascolto sembra tutto positivo, tutto un sintomo di progresso. Ma la questione cambia quando Calamari ci invita tutti a riflettere e porci in modo critico rispetto a ciò che il mercato ci propina: dobbiamo ricordarci che gli elettrodomestici registrano i nostri dati, sempre, anche quando non ce ne rendiamo conto. E' una tematica già dibattuta dalla stampa in questi anni, in particolare per il caso Samsung, che ha ammesso in tutta tranquillità di raccogliere ma soprattutto usare e diffondere i dati raccolti dai propri apparecchi. Fatto sta che dal punto di vista di Calamari, esperto di privacy nel mondo dell'informatica, il nostro generale approccio ai dati privati è troppo lassista: “A chi interesseranno mai i miei dati? Non ho nulla da nascondere e le mie conversazioni casalinghe non sono interessanti.” Nulla di più sbagliato secondo l'autore della rubrica Cassandra Crossing, perchè sono le ditte più quotate al mondo a maneggiare quei dati e a ricavarne fatturati a sei cifre. Come mai? Perchè anche il minimo dettaglio della nostra quotidianità può risultare funzionale a secondi fini ed il problema è proprio quando avviene in modo impercettibile, tanto da non accorgersene. Un esempio? I dati che il mio Runtastic registra sul mio battito cardiaco, durante la mia corsetta quotidiana, potrebbero essere acquistati a mia insaputa dalla mia assicurazione, la quale potrebbe decidere di cambiarmi polizza. Questo fenomeno va applicato in scala, posto che stiamo parlando di un trend a lungo termine – ossia una condizione che andrà ingigantendosi non negli anni, ma nei mesi.
Calamari chiede a me e tutto il pubblico di stare all'erta, di spendere un pensiero in più al giorno sulla cautela con cui gestiamo la nostra privacy. Sicuramente nel mio caso ha funzionato: non rinuncerò probabilmente a nulla di ciò che già uso, continuerò a correre con Runtastic e ad appisolarmi davanti alla smart tv a casa dei miei quando li vado a trovare, ma quello che ha me questa conferenza ha regalato è una maggiore consapevolezza delle conseguenze, della necessità di tenere gli occhi aperti soprattutto quando non sembrerebbe di doverlo fare.
 
 
 
Lucia Gambuzzi
Sanba Radio 
 
 

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