Detenuto si toglie la vita a Rebibbia, è il diciannovesimo in Italia
Ancora un suicidio in cella. Ieri sera un uomo di 31 anni, Daniele Bellante, di origine siciliane, si è impiccato con una striscia di tessuto appesa alle sbarre della finestra. È l'ennesimo campanello di allarme sulla situazione delle carceri italiane.
“È chiaro che in questa vicenda sono in primis da comprendere i motivi che hanno portato un uomo a togliersi la vita. Resta, tuttavia, un innegabile e drammatico quadro di fondo: quello di un'emergenza carceri fatta di esorbitante sovraffollamento, fatiscenza di strutture, carenza di risorse economiche ed umane”, ha dichiarato il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni a seguito del secondo suicidio negli istituti penitenziari laziali dall’inizio del 2010. Il ddl Alfano sul piano carceri è ancora sui banchi del Parlamento per il suo iter legislativo. Secondo Mario Marazzati, portavoce della Comunità di Sant'Egidio, la proposta del Ministro della Giustizia va bene ma da sola “non è sufficiente per risolvere il problema carceri”. Da tempo l’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria) denuncia le condizioni di vita e di lavoro nelle carceri. Gli agenti penitenziari di Lazio e Piemonte hanno così deciso uno sciopero della fame e l’autoconsegna nelle caserme, cioè la permanenza all'interno dell'istituto anche dopo il turno di servizio. La comunità di Sant'Egidio ha diffuso i dati sul sistema penitenziario italiano, fotografando una situazione a dir poco esplosiva: ben 67.271 persone sono detenute in strutture che al massimo potrebbero accoglierne 42 mila. Un nuovo “record storico” che si registra nonostante il netto calo dei reati. Quello di Rebibbia è il diciannovesimo suicidio negli istituti penitenziari italiani dall'inizio dell'anno. Sale quindi a 568 il numero dei detenuti che si sono tolti la vita dall'inizio del 2000.