E'NEL giornalismo scientifico.

E'NEL giornalismo scientifico.

Non l'avrei mai detto. Una conferenza sul giornalismo scientifico non parla affatto di scienza. Di questa si discute solo per vederne le implicazioni economiche, politiche, sociali che, come ogni argomento degno di nota che si rispetti, necessariamente presuppone. A prendere parte al convegno Marco Fratoddi de "La nuova ecologia", Sergio Ferraris, direttore responsabile di "Qualenergia", Beatrice Mautino, comunicatrice scientifica del Cicap [Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale], Andrea Vico dall'originale appellativo di divulgatore scientifico e, infine, Paolo Attivissimo, giornalista e blogger scientifico in diretta su skype, in perfetto stile nerd. Modera il panel Fratoddi, anche se da moderare c'è ben poco, dato che i partecipanti sono tutti d'accordo. Tutto parte dal ricordo di Chernobyl, 25 anni fa, dal disastro della British Petroleum, l'anno scorso, per arrivare a Fukushima, l'ennesima riprova di quanto il nucleare possa essere pericoloso e di quanto poco sappiamo, ma soprattutto capiamo di ciò che accade durante disastri pseudonaturali come questi.
Perchè la questione su cui i relatori sono tutti d'accordo è proprio questa: il compito di un giornalista scientifico non è solo quello di copia/incollare i, già incompetenti, lanci di agenzia, quanto quella di capire di cosa si sta scrivendo e soprattutto, far capire ai propri lettori quello che si è scritto.
Come ha affermato Ferraris, infatti, il mondo dell'energia non è cresciuto in maniera razionale, ma a compartimenti stagni in base al tipo, al territorio, alla nazione. Spesso, questo porta a non tenere conto dei fattori ambientali, e comunque, mai nella misura in cui si tiene conto, invece, di quelli economici. Basti pensare che le fonti fossili valgono diecimila milioni di dollari. Due conti, scienziati o meno, iniziano a tornare. Così, il maggior produttore di energia in Italia propone il cosiddetto "carbone pulito". Però, poi, sul sito non lasciano commentare. Questa tecnologia dovrebbe ridurre l'impatto ambientale della produzione di energia elettrica dalla combustione del carbone. In realtà, però, i risultati non sono così univoci. Mettiamo, infatti, che tali "innovazioni" potrebbero aumentare il rischio di terremoti. Mettiamo che potrebbero inquinare acque potabili. Mettiamo che hanno dei costi elevati. Mettiamoci anche che la società in questione è anche sponsor del Festival stesso.
Tutto questo per arrivare a dire che, a prescindere da quello che è il problema scientifico in senso stretto, esistono anche i problemi di giornalismo scientifico. Una sorta di metaproblema, infatti, fa sì che essendo l'energia una forza, la forza genera lavoro e il lavoro è denaro, ecco qui che, applicando le regole basilari della matematica, l'energia diventa denaro.
E se c'è il denaro, c'è la possibilità di investirlo. L'energia diventa, quindi, anche sponsor. E non solo del Festival, quanto dei giornali. E se l'energia comporta dei rischi, diventa, quindi difficile esporli.
Le vere censure arrivano dai detentori del denaro, che questi, poi, spesso siano anche detentori del potere è un'altra storia.
Ma, tanto per intendere quanto non sappiamo nulla di cosa ci sia dietro un interruttore, l'ultimo atto del governo Prodi dimissionario del 2008 è un simpatico decreto dell'8 aprile sul segreto di Stato.
In effetti, sembrerebbe entrarci nulla con la scienza, ma, d'altronde, non sembrava entrarci nulla neanche all'inizio dell'articolo. Invece, colpo di scena, c'entra. Questo decreto ha ampliato le possibilità di apposizione del Segreto di Stato proprio agli impianti civili per la produzione di energia. E badate bene, non si è avuto alcun timore ad applicarlo, fresco fresco di stampa, per l'emergenza rifiuti.
Rosibetti Rubino

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