Flavio Bucci: “La mia carriera sullo schermo, sempre guidato da grandi registi”

Flavio Bucci: “La mia carriera sullo schermo, sempre guidato da grandi registi”

a cura di Alessandro Ticozzi
 
Il celebre attore torinese ricorda i lavori cinematografici e televisivi più significativi da lui interpretati, sotto la regia di alcuni dei maggiori cineasti italiani.
 
Dopo essere stato chiamato da Elio Petri per il film La proprietà non è più un furto (1973), Lei ha lavorato per Giuliano Montaldo in L'Agnese va a morire (1976), Circuito chiuso (1978) e Il giorno prima (1987): come ha vissuto la Sua esperienza sotto la direzione di questi due grandi registi del cinema d’impegno civile italiano?
Sono due casi abbastanza diversi: ad Elio devo in assoluto la mia carriera, dal momento che il mio primo film è stato La classe operaia va in paradiso con lui, che poi mi riconfermò appunto per La proprietà non è più un furto; con Giuliano ho avuto comunque una ottima esperienza, perché – oltre che un grande regista – è anche un vero galantuomo e una persona estremamente corretta.
 
Rimangono famosi i Suoi ruoli da caratterista ne Il marchese del Grillo (1981) di Mario Monicelli, Tex Willer e il Signore degli abissi (1985) di Duccio Tessari, Secondo Ponzio Pilato (1987) di Luigi Magni, Teste rasate (1993) di Claudio Fragasso, Il silenzio dell'allodola (2005) di David Ballerini e Il divo (2008) di Paolo Sorrentino: che ricordo serba di ciascuno di questi cineasti che l’hanno successivamente diretta?
Anche Mario Monicelli è stato un grandissimo regista italiano, sostanzialmente non valutato appieno per il suo grande talento: ovviamente rimane una mia opinione personale, ma la nostra cultura – e soprattutto la critica – ha sempre avuto il bruttissimo vizio di non tenere da conto tutto ciò che suscita il riso. Questo lo contesto nella maniera più totale: Monicelli è stato un autentico maestro attraverso la commedia all’italiana, e non è cosa da poco. Duccio Tessari realizzava film di maggior intrattenimento popolare: siamo stati molto amici nella vita privata. Attraverso il cinema si possono pure raccontare con giusto rispetto una serie di vicende storiche, dando comunque spazio alla fantasia: per questo Luigi Magni resta un altro dei più autorevoli registi che abbiamo avuto. Pur avendo lavorato anche con Claudio Fragasso e David Ballerini, amo maggiormente ricordare Paolo Sorrentino in quanto – tra i registi successivamente emersi – possiede un talento estremamente stimolante ed entusiasmante.
 
Lei è attivissimo pure come attore televisivo, se pensiamo a Sue interpretazioni quali Ligabue (1977) e I Promessi Sposi (1989) di Salvatore Nocita, La piovra (1984) di Damiano Damiani, L'avvocato Guerrieri: ad occhi chiusi (2008) di Alberto Sironi: quali differenze ha trovato nel recitare per la televisione rispetto a farlo per il grande schermo?
Non ho mai avvertito alcuna differenza: infatti non ho mai fatto televisione in studio, bensì unicamente cinema per la televisione. Ovviamente sono molto legato a Ligabue perché è stato il mio maggior successo: per entrare nel personaggio mi ero visto più volte due documentari prodotti da Carlo Ponti a lui dedicati – uno sulla sua pittura e l’altro sulla persona – ; oltre ad aver parecchio colloquiato a Guastalla con tutti coloro che lo conoscevano, tra i quali ognuno raccontava il suo aneddoto individuale. Ne I Promessi Sposi invece ho fatto solo una piccola apparizione, trovandomi a Milano ed essendo rimasto in amicizia con Nocita: anche Damiani è stato sicuramente un grande regista, ma poi – cambiando logicamente i tempi – è giusto che i racconti televisivi valorizzino le nuove leve generazionali come ha fatto Sironi.
 
Che bilancio trae della Sua vita privata e professionale?
Sono sostanzialmente molto contento: ho organizzato tutto quello che volevo nella mia vita, seguendo i miei sogni da ragazzino. Poi ovviamente gli errori li facciamo tutti e ne paghiamo le conseguenze, ma – per quanto mi riguarda – non posso che trarne un bilancio più o meno positivo: sia per le soddisfazioni che ho avuto che per le persone che ho incontrato.
 
Ha qualche progetto per il futuro?
 
Sopravvivere, nonostante tutto.

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