IJF17 | VERITÀ PER GIULIO REGENI

IJF17 | VERITÀ PER GIULIO REGENI

a cura di Lucia  T. Fontana

Il 'caso Giulio Regeni' rappresenta una delle pagine di cronaca nera del nostro paese che, da circa quattordici mesi, viene discussa da tutti i social media e la stampa, eppure, ancora non si è giunti una ad una conclusione.
 
A questa edizione del Festival del Giornalismo ne hanno parlato: Alessandra Ballerini (avvocato diritti umani e immigrazione), Carlo Bonini (La Repubblica), Giuliano Foschini (La repubblica), Mario Calabresi (direttore La Repubblica), Claudio Regeni (padre di Giulio), Paola Deffendi Regeni (madre di Giulio) e Alexander Stille (Columbia Journalism School). Oltre al calore e alla vicinanza che tutto il pubblico presente presso la Sala dei Notari ha dimostrato alla famiglia di Giulio, s'è cercato di discutere sulla vicenda, entrando anche in aspetti che solitamente non sono esposti al grande pubblico. Una delle prime cose che emersa, come ha sottolineato Alexandre Stille, è stato il ruolo dei media: GIULIO REGENI S'È DIFESO DA SOLO, SONO STATE LE SUE CHAT, I SUOI CONTATTI, LE SUE MAIL AD AVER MOSTRATO LA SUA INNOCENZA. Ruolo altrettanto importante è stato quello della stampa, che fin da subito s'è esposta contro gli abusi di potere, ha lavorato per far emergere la verità ed ha fatto molta pressione al governo egiziano (che gode di una dittatura malata, impedendo la libertà di pensiero e di espressione).
 
Li presenti v'erano anche i due giornalisti di Repubblica, Bonini e Foschini, autori di un'importante e approfondita inchiesta su questo caso, che uscirà prossimamente sulla loro testata. Entrambi hanno sottolineato le difficoltà incontrate per poter ottenere quelli che si possono definire solo dei brandelli di verità, ma ora, questi brandelli, hanno permesso una ricostruzione tale da permettere di chiamare le cose con il loro nome. Bonini sottolinea: “Giulio Regeni non è morto, è stato assassinato! Non è scomparso, è stato sequestrato! Il governo egiziano ha mentito e continua ancora a ora a non far emergere la verità!”.
 
Inutile dire che i genitori di Giulio, Paola e Claudio, ancora una volta hanno mostrato un coraggio che in pochi hanno, oltre che un'immensa umanità e un dose di coraggio altissima. “Usciamo da quattordici mesi infernali! Una famiglia normale che è stata catapultata in una cosa orribile. Mio figlio è stato sequestrato, torturato e poi ucciso con un atto deliberato! quello che gli hanno fatto non è esprimibile con il linguaggio occidentale, deve essere vinta l'omertà!”. Parole forti, quindi, quella della madre di Giulio, che nonostante tutto sembrerebbe che sia lei a voler fare forza a tutti coloro che la circondano, partendo dagli amici del figlio, arrivando ai giornalisti. Un singolo articolo di giornale non basterebbe a descrivere i vari aspetti di cui s'è parlato, troppe sono le ambiguità emerse (che non hanno a che fare solo con l'Egitto ma anche con Cambridge), troppo forte è l'ingiustizia subita, troppo ambigue sono state le indagini fin'ora. Di una cosa siamo certi tutti: il caso di Giulio Regeni è un OMICIDIO DI STATO, e come ha detto anche la madre: “è necessario recuperare la dimensione etica per far emergere la verità!”.
 
In quanto italiani, ma soprattutto in quanto uomini, tutti siamo chiamati a sapere cosa è successo a questo ricercatore brillante di soli 28 anni e tutti dobbiamo lottare e sperare che la verità emerga. Giulio Regeni non era lontano da noi, non era diverso da noi, era solo un ragazzo particolarmente in gamba per poter stare fermo, spinto da una grande curiosità e forza che lo hanno portato in varie parti del mondo, Giulio era come noi ed è impensabile che per la morte di un ragazzo, rappresentante una risorsa per il nostro paese, non venga fatta giustizia.
 
 

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