IJF18 - 1971, annus mirabilis del rock
a cura di Lucia T. Fontana
Che cos’è stato il 1971? Ad avercene parlato in questa XII edizione del Festival Internazionale del Giornalismo è stato David Hepworth (giornalista e scrittore) e Luca Valtorta (La Repubblica). Questo venerdì, il pubblico del teatro della Sapienza, ha assistito ad un vero e proprio salto negli anni ‘70, in particolare nel primo: 1971.
Tutto quello che è accaduto in quell’anno Hapworth ha cercato di raccontarlo nel suo libro: ‘1971 l’anno d’oro del rock’, anno in cui l’autore stesso aveva ventun anni e non era assolutamente consapevole di vivere in quella che sarà destinata a diventare un’epoca aurea, per il rock ma non solo. Il testo infatti, non si sofferma solo sulla qualità della musica, dei talenti e degli album che affiorarono in quell’anno, ma anche sul contesto sociale e politico in cui emersero. Gli anni settanta sono gli anni delle trasgressioni, della tecnologia che cambiava, delle classi sociali e delle distinzioni di razza, sono gli anni del sesso e della droga, sono gli anni dei Led Zeppelin, dei Pink Floyd, di David Bowie, sono gli anni degli LP e delle recensioni su Rolling Stone.
L’autore ha affermato che l’idea di scrivere un libro sul rock di quell’anno sia nata dal fatto che, molti dei testi già esistenti, sono stati scritti da autori e critici che allora non erano neanche nati. Inevitabilmente, tutto ciò da un tocco soggettivo all’opera che l’autore stesso considera: “un viaggio cronologico e tematico di quell’anno”.
“Perché il 1971 è considerato ancora oggi l’anno mirabilis del rock?” alla domanda di Valtorta Hapworth risponde: “ il 31/12/1970 Paul Mccartney chiede al suo avvocato di presentare un’istanza all’alta Corte di Londra per annunciare la fine dei Beatles, questa era anche la fine del pop, tutto quello che è accaduto nel ‘71 è figlio dei favolosi anni ‘60, in quest’anno però tutto si è concentrato formidabilmente”. Il 1971 infatti, pur essendo legato al decennio precedente, rappresenta anche un’epoca di cambiamento caratterizzato da note, sound, armonie nuove, fino ad allora mai sperimentate. Sempre Hapworth e “Questo è anche l’anno in cui nasce l’idea del concerto così come lo intendiamo noi oggi, cosa che prima non aveva lo stesso impatto, non si aveva la stessa adrenalina”, ciò ci fa comprendere quanto fu rivoluzionario creare un contatto così diretto tra pubblico e artisti. Sono gli anni del femminismo e della black music, sono anche gli anni in cui un genere maledetto come il rock si incontra con l’arte , a tal proposito come non ricordare il connubio Velvet Underground and Andy Warhol?
La testimonianza che Hepwort lascia nel suo libro apre le porte ad una cultura, ad una visione della società e della vita che per noi, appartenenti ad altre generazioni, è immaginabile solo attraverso le note graffianti di quel rock ‘n roll. Forse, è proprio questo ciò che rende ancora così vivi quegli album: la capacità di trascinarci in un’era che nella sua normalità apparente ha aperto le porte al futuro, oltre ad aver dato luce a molte delle anime immortali del Rock.