IJF18 - Le forme dell'odio: lo hate speech online

IJF18 - Le forme dell'odio: lo hate speech online

a cura di: Amida Agalliu
 
LE FORME DELL’ODIO: 
LA CONFERENZA SULL’ HATE SPEECH POLITICO ONLINE A CURA DI GIOVANNI ZICCARDI
 
Odiare è brutto, eppure lo fanno in tanti: una tendenza usata dai vari partiti politici che va sempre più prendendo piede online (ma che è antica come il mondo) è quella dell’ hate speechossia il discorso dell’odio: si parla dell’avversario con termini denigratori e ingiuriosi (che, per chi non lo sa, significa che ledono alla dignità della persona) per incitare il lettore a odiarlo a sua volta.
Di recente le Nazioni Unite hanno registrato un picco diquesta tendenza di offendere i propri nemici e nemici politici: entriamo quindi nel dettaglio analizzando come l’hate speech onlineprende forma in alcune aree del mondo, prendendo come riferimento una conferenza tenuta da Giovanni Ziccardi, docente di informatica giuridica presso l’Università degli Studi Milano, al Festival Internazionale del Giornalismo 2018.
 
HATE SPEECH IN EUROPA
L’Europa è formata da tanti Stati con storie molto diverse fra loro; i modi in cui l’odio politico si manifesta variano quindi da Paese a Paese.
UNGHERIA: In Ungheria si può parlare di odioistituzionalizzato:i politici offendono le minoranze etniche presenti nel Paese, soprattutto quando hanno bisogno di consensi per attuare una riforma. L’hate speech, essendo usato anche dai partiti in carica, non viene segnalato, è, appunto, istituzionalizzato.
FRANCIA: Marine LePenn ha rischiato di essere punita con il carcere per aver diffuso immagini delle esecuzioni messe in atto dall’ISIS, violando così la legge francese, che vieta di esporre contenuti eccessivamente violenti. 
POLONIA: Una legge del 1989 di questo Paese proibisce di esporre fatti relativi ai crimini nazisti e comunisti compiuti fino ad allora, legge che oggi vuole allargarsi a vietare anche di attribuire la corresponsabilità di persone di nazionalità polacca ai soprusi compiuti da questi due partiti.
Possiamo considerare ciò che accade in Polonia come un modo di usare l’hate speechal contrario, di olocaustizzarel’odio.
GERMANIA: la politica tedesca ha provato ad arginare le conseguenze dei discorsi dell’odio imponendo multe fino a cinquanta milioni di euro per chi avesse postato contenuti offensivi a meno che non vengano eliminati dai social entro ventiquattro ore. 
Inutile dire che questo metodo ha fallito, poiché era troppo complicato eliminare il materiale giusto (l’intelligenza artificiale, usata allo scopo, tra una frase innocua contenente qualche parolaccia e un discorso offensivo ma privo di termini forti segnala la prima opzione).
Attualmente la Germania intende revisionare il suo emendamento, che permetta di ripostare facilmente il materiale eliminato qualora non fosse ingiurioso e creando un organo di revisione composto da persone che controlli i contenuti online: tuttavia sembra che anche le persone che lavorerebbero in quest’organo, venendo bombardate di segnalazioni sui post non avrebbero il tempo materiale di decidere quali siano i testi da rimuovere e quali no.
 
HATE SPEECH NEGLI STATI UNITI
Gli Stati Uniti, forse in luce dei motivi per cui sono stati fondati, hanno politiche sulla censura molto più leggere di quelle europee: per crearsi un’idea di quanto queste politiche differiscano dalle politiche di censura nostrane basti dire che quando la legge francese ha pensato di prendere provvedimenti per Marine LePenn i titoli dei giornali statunitensi accusarono Macron di volersi liberare del suo principale avversario politico facendolo arrestare con una scusa.
UN PUNTO SULLO SCANDALO DEI BIG DATA SU FACEBOOK: Mark Zuckerberg, aria contrita e cravatta al posto delle sue consuete t-shirt, ha recentemente discusso con il Senato degli Stati Uniti di quanto accaduto con i dati personali di milioni di americani. Per prima cosa ha ammesso un suo fallimento: quello di non essere riuscito a preservare i frequentatori di Facebook dai discorsi d’odio. Va avanti dicendo di aver provato ad eliminare contenuti offensivi tramite le segnalazioni degli altri utenti, confidando nel fatto che la maggior parte delle persone avrebbe saputo riconoscere la parte del torto in una discussione digitale, aggiungendo in seguito un’intelligenza artificiale che rimuovesse automaticamente contenuti aventi determinati requisiti.
Abbiamo già spiegato nella parte di articolo dedicata alla hate speech policysulla Germania il perché la A. I. non può fermare i discorsi dell’odio, ma prima di concludere questo paragrafo teniamo a sottolineare che è stata in grado di rimuovere da Facebook le pagine di alcuni partiti estremisti, tra cui Britain First, seguuita anche da Trump che in più occasioni ne ha condiviso i post.
Insomma, secondo noi si può dire che negli Stati Uniti non si vuole rischiare di confondere i contenuti d’odio con dei normali post. 
 
RESTO DEL MONDO
INDONESIA: il partito al potere in Indonesia prova ad arginare la diffusione dell’odio tramite la contronarrativa: per fare un esempio, se una pagina di matrice estremista come Muslim Cyber Army aumenta la diffidenza della popolazione indonesiana (ricca di diversità culturali) verso i musulmani si creeranno pagine che mostreranno un Islam aperto e tollerante, nonostante l’odio di solito sembri diffondersi più facilmente grazie al clamore che fa nascere intorno a se. 
Inoltre, per tutelare le diversità locali presenti nel Paese e rispettare il motto nazionale “Uniti nelle diversità” la politica indonesiana prevede l’arresto anche per gli insulti diretti a partiti messi al bando, come il Partito Comunista Indonesiano.
SUD AFRICA: Il caso di un agente immobiliare arrestata per aver insultato molto pesantemente ed in modo razzista un poliziotto dopo aver trovato il vetro della sua auto rotto ha fatto il giro del mondo: la donna è diventata il primo caso di arresto per hate speech in Sud Africa, traguardo abbastanza importante se si considerano i problemi che questo Paese ha avuto con il razzismo in passato.
 
CONCLUSIONI E SOLUZIONI
Creare leggi per tutelare la dignità delle persone dagli hate speech è come coprirsi con una coperta troppo piccola per noi: qualcosa di scoperto resterà sempre e si aprirà una rosa di altri quesiti, ad esempio su quano sia etico censurare dei contenuti.
Secondo noi un buon modo per non farsi portatori di odio sarebbe arrivare con la nostra testa dove la carta su cui vengono scritte le leggi e l’intelligenza artificiale non possono arrivare. 
 
Possiamo ragionare prima di condividere dei contenuti che potrebbero essere falsi e diffondere rabbia.

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